1 - Il contesto Europeo
Care compagne e cari compagni,
abbiamo svolto i congressi di circolo e ci accingiamo a svolgere il IX congresso provinciale di Rifondazione comunista di Perugia in un contesto di forte inasprimento della crisi mondiale del capitalismo nella sua forma neoliberista, una crisi di natura strutturale e sistemica. Nel mentre addirittura USA e Giappone utilizzano politiche di stampo keinesiano, mentre a New York, al di là di aspettative trionfalistiche, vince un sindaco con proposte radicali, l’Europa nella crisi ha messo in campo nel modo più radicale le misure liberiste e monetariste con l'uso politico del debito, mettendo al centro il mercato e la libera concorrenza e assumendo sempre più caratteri antidemocratici e tecnocratici: da Maastricht a Lisbona, passando per fiscal compact, two pack, six pack e mes, l'Europa delle banche continua a comprimere sovranità e democrazia sull'altare delle politiche imposte dalla Troika. Su queste premesse occorre la consapevolezza che è necessario intraprendere più strade, dalla proposta di disobbedienza ai trattati fino alla costruzione di coalizioni fra i paesi periferici e del mediterraneo che subiscono i maggiori effetti dei disequilibri economici nella consapevolezza che le attuali politiche di rigore possono portare anche ad una rottura dell’unione e della moneta unica. Non possiamo però eludere il fatto che l'anno prossimo ci saranno le elezioni Europee che vedranno per la prima volta l’indicazione dei candidati a ricoprire la carica di Presidente della Commissione Europea.
Ecco, Rifondazione comunista può avere ed avrà il suo candidato: Alexis Tsipras, il leader di Syriza, il partito della sinistra greca, simbolo e guida della lotta contro l’austerità. I partiti che formano il partito della sinistra europea, di cui il nostro partito è fondatore, nei giorni scorsi da Madrid hanno formalizzato la proposta della sua candidatura che verra’ definitivamente varata al quarto congresso del partito europeo, sempre a Madrid, dal 13 al 15 dicembre prossimi. Di fronte all'Europa liberista delle larghe intese che interviene sui bilanci nazionali e locali e che si muove contro le costituzioni, la candidatura di Tsipras può rappresentare un elemento di vera battaglia politica continentale contro la Troika e l’austerita’, per un' idea di alternativa complessiva, di Europa democratica e sociale, capace di rompere l'asse popolari socialisti e liberali, capace di cancellare i trattati della austerita’ per riaprire un processo costituente in sintonia con lo spirito delle costituzioni democratiche, introducendo nuovi valori fondanti come quelli dei beni comuni e del diritto al reddito. Contro i populismi e i nazionalismi insorgenti il lavoro di costruzione di reti sociali e politiche, di un fronte sociale e politico della sinistra di alternativa contro l’austerità e la Bce, con la candidatura di Tsipras può e deve essere collocato sul terreno europeo, proseguendo e intensificando il lavoro in questa direzione con le forze della Sinistra Europea a partire dal livello nazionale e locale.
Ecco, Rifondazione comunista può avere ed avrà il suo candidato: Alexis Tsipras, il leader di Syriza, il partito della sinistra greca, simbolo e guida della lotta contro l’austerità. I partiti che formano il partito della sinistra europea, di cui il nostro partito è fondatore, nei giorni scorsi da Madrid hanno formalizzato la proposta della sua candidatura che verra’ definitivamente varata al quarto congresso del partito europeo, sempre a Madrid, dal 13 al 15 dicembre prossimi. Di fronte all'Europa liberista delle larghe intese che interviene sui bilanci nazionali e locali e che si muove contro le costituzioni, la candidatura di Tsipras può rappresentare un elemento di vera battaglia politica continentale contro la Troika e l’austerita’, per un' idea di alternativa complessiva, di Europa democratica e sociale, capace di rompere l'asse popolari socialisti e liberali, capace di cancellare i trattati della austerita’ per riaprire un processo costituente in sintonia con lo spirito delle costituzioni democratiche, introducendo nuovi valori fondanti come quelli dei beni comuni e del diritto al reddito. Contro i populismi e i nazionalismi insorgenti il lavoro di costruzione di reti sociali e politiche, di un fronte sociale e politico della sinistra di alternativa contro l’austerità e la Bce, con la candidatura di Tsipras può e deve essere collocato sul terreno europeo, proseguendo e intensificando il lavoro in questa direzione con le forze della Sinistra Europea a partire dal livello nazionale e locale.
2 - Il contesto italiano
Il governo Monti ieri e quello Letta oggi sono la versione italiana della grande coalizione che si afferma in tutta Europa per gestire le politiche di rigore. La transizione italiana si vuole completare, dopo gli attacchi alle conquiste sociali quali abolizione art. 18, introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, riforma delle pensioni (che ci ha detto pochi giorni fa l’OCSE renderà poveri i giovani precari di oggi), tagli allo stato sociale, svendita del patrimonio pubblico e privatizzazione di società pubbliche strategiche (Stm, Enav, Eni, Fincantieri, Cdp Reti, Cdp Tag, Grandi stazioni, Sace), restringimento degli spazi democratici, smantellamento dello stato sociale, con la riforma in senso presidenzialista della forma di governo. I governi Monti e Letta sono costituenti di una nuova fase: il bipolarismo tra simili e poi il governo delle larghe intese di Pd e Pdl stanno cercando di rendere irreversibile la costituzionalizzazione del neoliberismo contro i diritti dei popoli. Ed oltre all’inganno la beffa. Nella recente proposta di legge di stabilità sono previsti 40 milioni (una miseria) di prelievo dalle pensioni d’oro come contributo di solidarietà per la “nuova" social card. Credo che sia un insulto vergognoso alla povertà che da il senso di ciò che intendono (o meglio non intendono) per redistribuzione della ricchezza. Una proposta spacciata per reddito sociale, demagogica e populista, vergognosa perché fatta sulla pelle di chi subisce la crisi.
Dalla necessità di opporsi a questa situazione deriva la scelta strategica di lavorare a livello nazionale alla costruzione di una sinistra autonoma e alternativa al centrodestra e al centrosinistra. In effetti tutto il quadro politico italiano vive una stagione di cambio di fase profondo: il Pd celebra un congresso dove, oltre ad un ulteriore spostamento a destra, già si verifica che a vincere è la personalizzazione della politica; il Pdl sta affrontando una scissione dove risorge Forza Italia con al centro le beghe di Berlusconi. Certo saperlo fuori dal parlamento e non più ricandidabile, almeno dei prossimi anni, non dispiace, ma avremmo credo preferito un epilogo diverso, da decidersi sul terreno politico ed elettorale, visto il completo fallimento delle sue plitiche.
Per il resto, il M5S è sostanzialmente ininfluente; il "centro" dei poteri forti prova a riorganizzarsi; Sel non è riuscita e non riesce ad incidere minimamente. E nel mentre i nostri partiti fratelli in tutta Europa avanzano nella società e nei risultati elettorali, dal Front de Gauche a Izquierda Unida, dalla Linke a Syriza, in Italia manca una sinistra sociale e politica degna di questo nome capace di esistere a prescindere dalle collocazioni, e proprio in virtù di questo, di avere un ruolo autonomo nella politica italiana. Occorre per questo individuare le ragioni di fondo delle nostre sconfitte. Troppo spesso abbiamo continuato a fare politica come se ci trovassimo ancora nella prima repubblica, sottovalutando le ricadute e gli effetti della fine del sistema elettorale proporzionale, della degenerazione della funzione dei partiti e del sistema politico italiano, dei processi di precarizzazione del mercato del lavoro, dell'insorgere di nuove forme di sfruttamento come le partite Iva, della crisi del sindacato conflittuale. Si badi bene, tutte questioni analizzate e previste, ma che non hanno determinato un nostro salto di qualità. Non siamo stati risparmiati da una verticale crisi di fiducia nella politica che si nutre dell’osservazione che chiunque governi - sul piano delle politiche economiche e sociali - non cambia quasi nulla. In effetti il fallimento della Federazione della Sinistra prima e di Rivoluzione Civile poi hanno comuni denominatori. Da un lato il carattere pattizio, verticista e centralizzato delle due aggregazioni, dall'altro la totale assenza di un percorso di partecipazione democratica nelle scelte di questi due soggetti che li ha resi semplicementi non credibili. Per questo la nostra proposta politica di fase rimane l’uscita a sinistra dalla crisi nella direzione di un’alternativa di società e della costruzione del socialismo del XXI secolo. Questo significa indicare concretamente la strada per uscire dalla crisi facendo i conti fino in fondo con i processi che sul terreno economico, sociale e istituzionale hanno segnato il nostro Paese negli ultimi trent’anni. Ad una crisi costituente vogliamo rispondere con un’opposizione costituente, esattamente come abbiamo fatto nella stagione referendaria su articolo 18 e articolo 8.
Dalla necessità di opporsi a questa situazione deriva la scelta strategica di lavorare a livello nazionale alla costruzione di una sinistra autonoma e alternativa al centrodestra e al centrosinistra. In effetti tutto il quadro politico italiano vive una stagione di cambio di fase profondo: il Pd celebra un congresso dove, oltre ad un ulteriore spostamento a destra, già si verifica che a vincere è la personalizzazione della politica; il Pdl sta affrontando una scissione dove risorge Forza Italia con al centro le beghe di Berlusconi. Certo saperlo fuori dal parlamento e non più ricandidabile, almeno dei prossimi anni, non dispiace, ma avremmo credo preferito un epilogo diverso, da decidersi sul terreno politico ed elettorale, visto il completo fallimento delle sue plitiche.
Per il resto, il M5S è sostanzialmente ininfluente; il "centro" dei poteri forti prova a riorganizzarsi; Sel non è riuscita e non riesce ad incidere minimamente. E nel mentre i nostri partiti fratelli in tutta Europa avanzano nella società e nei risultati elettorali, dal Front de Gauche a Izquierda Unida, dalla Linke a Syriza, in Italia manca una sinistra sociale e politica degna di questo nome capace di esistere a prescindere dalle collocazioni, e proprio in virtù di questo, di avere un ruolo autonomo nella politica italiana. Occorre per questo individuare le ragioni di fondo delle nostre sconfitte. Troppo spesso abbiamo continuato a fare politica come se ci trovassimo ancora nella prima repubblica, sottovalutando le ricadute e gli effetti della fine del sistema elettorale proporzionale, della degenerazione della funzione dei partiti e del sistema politico italiano, dei processi di precarizzazione del mercato del lavoro, dell'insorgere di nuove forme di sfruttamento come le partite Iva, della crisi del sindacato conflittuale. Si badi bene, tutte questioni analizzate e previste, ma che non hanno determinato un nostro salto di qualità. Non siamo stati risparmiati da una verticale crisi di fiducia nella politica che si nutre dell’osservazione che chiunque governi - sul piano delle politiche economiche e sociali - non cambia quasi nulla. In effetti il fallimento della Federazione della Sinistra prima e di Rivoluzione Civile poi hanno comuni denominatori. Da un lato il carattere pattizio, verticista e centralizzato delle due aggregazioni, dall'altro la totale assenza di un percorso di partecipazione democratica nelle scelte di questi due soggetti che li ha resi semplicementi non credibili. Per questo la nostra proposta politica di fase rimane l’uscita a sinistra dalla crisi nella direzione di un’alternativa di società e della costruzione del socialismo del XXI secolo. Questo significa indicare concretamente la strada per uscire dalla crisi facendo i conti fino in fondo con i processi che sul terreno economico, sociale e istituzionale hanno segnato il nostro Paese negli ultimi trent’anni. Ad una crisi costituente vogliamo rispondere con un’opposizione costituente, esattamente come abbiamo fatto nella stagione referendaria su articolo 18 e articolo 8.
3 - L'Umbria
Nella nostra provincia e in tutta l'Umbria la crisi continua ad incidere in maniera molto pesante e non risparmia nessun settore dell’apparato produttivo. La recessione e la crisi finanziaria stanno determinando un arretramento sul piano sociale e uno sconvolgimento del modello di sviluppo. Nello stesso tempo persistono il basso livello di salari, stipendi e pensioni e il basso tasso di investimenti in ricerca e sviluppo. La disoccupazione, soprattutto giovanile, aumenta: abbiamo circa 18mila disoccupati nella nostra regione. Sono a rischio migliaia di posti di lavoro e a rischio chiusura aziende che sembravano solide tra esuberi, ferie forzate, stipendi non pagati, cassa integrazione: il settore del legno, il metalmeccanico, il tessile e il grafico, la ceramica, per non parlare delle attività commerciali ed artigianali. La Merloni di Nocera continua ad essere l’emblema della crisi. E poi tante altre realtà produttive importanti, di piccola e piccolissima dimensione, che testimoniano una crisi forte e perdurante sul versante del lavoro. I dati sulla cassa integrazione continuano ad essere molto pesanti. Voglio dire con chiarezza che il partito in ogni sua articolazione è sempre stato presente nelle vertenze. Alla crisi e alle sue pesantissime conseguenze sulle condizioni di vita e di lavoro abbiamo portato il nostro contributo organizzato al movimento dei lavoratori, tentando di dare continuità a queste lotte. La nostra proposta politica è stata quella di rispondere alla situazione di crisi con proposte concrete: piano regionale del lavoro, introduzione del reddito sociale, lotta alla precarietà, potenziamento dello stato sociale, proposta di legge regionale contro la delocalizzazioni, proposta di legge regionale per l'uso sociale delle terre demaniali e le misure proposte dal nostro Assessore regionale e varate dalla Giunta regionale rispetto alle politiche della casa.
Proprio per questo voglio ricordare che nel Documento Annuale di Programmazione è stata premiata l’iniziativa politica del partito, che ha visto accolte le sue proposte in merito ai provvedimenti necessari per fronteggiare la più grande crisi economica e sociale del nostro tempo. Le questioni da noi poste – giustizia sociale, redistribuzione della ricchezza, tutela dell’ambiente e dei servizi pubblici – partivano da un dato di fatto indiscutibile; la drammatica spirale recessiva innescata dalle politiche di austerità e dalla crisi economica richiede risposte all’altezza della situazione. L’impegno, in questi giorni rispettato, a rivedere la fiscalità regionale per redistribuire la ricchezza dall’alto verso il basso, l’avvio del confronto sul tema dei rifiuti partendo dall’abbandono di ogni forma di incenerimento e la difesa del carattere pubblico dei servizi locali costituiscono nel loro complesso una scelta inequivocabile. Costituiscono la dimostrazione concreta della possibilità di misurare sulla politica la nostra proposta. Restano aperti dei problemi: ad esempio il tema biomasse e biogas, l’intensificarsi dei conflitti locali e il rischio di proliferazione di impianti: per questo il partito ha proposto una Nuova Strategia Energetica Regionale. L’ostilità dei cittadini trova ragione e si alimenta soprattutto grazie alla mancanza di partecipazione. Altra prova viene dalla sanità, rispetto al cui tema ci sono ancora nodi importanti da sciogliere. Ancora, il tema dei rifiuti. Dobbiamo rivendicare innanzitutto che se non si faranno inceneritori è anche grazie alle battaglie e alle proposte di Rifondazione comunista. Detto questo, abbiamo costruito relazioni e presentato mozioni a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare “Rifiuti zero”. Siamo stati nei presidi contro l’uso dei cementifici.
Sul tema dei servizi pubblici locali, occorre dire chiaramente che sul trasporto pubblico e Umbriamobilità il partito a tutti i suoi livelli ha ad oggi lavorato, esattamente come ottenuto dal nostro partito nel Dap, per il mantenimento del suo carattere pubblico. In effetti proprio nel momento in cui si stava lavorando con le organizzazioni sindacali per mantenere pubblica l’azienda, per garantire i livelli occupazionali, contrattuali e salariali dei lavoratori e per riqualificare e migliorare il servizio per i cittadini, abbiamo assistito a drammatizzazioni e strumentalizzazioni. Noi invece e a tutti i livelli abbiamo vigilato contro ogni speculazione privatizzatrice e finanziaria, per difendere diritti e salario per i lavoratori e per sostenere l’obiettivo di mantenere il trasporto locale pubblico e al servizio delle comunità umbre. Dobbiamo continuare a farlo.
Detto questo, la priorità resta il lavoro. I recenti dati del Rapporto annuale della Banca d’Italia sull’economia dell’Umbria dimostrano i fallimenti dei governi nazionali. L’assenza di una politica industriale degna di questo nome, l’attacco ai diritti dei lavoratori con l’abrogazione dell’articolo 18, la messa in discussione del contratto nazionale e degli stessi ammortizzatori sociali, la riforma delle pensioni sono misure che hanno confermato e favorito il carattere strutturale della crisi economica in atto nella nostra regione. Gli effetti di questa situazione sono noti: la disoccupazione al 9,8%, il forte ricorso alla cassa integrazione, l’aumento della povertà e, per i giovani, prospettive di lavoro precario. In altri termini il rapporto di Banca d’Italia ci conferma che la vera emergenza per l’Umbria è il lavoro. Per questo abbiamo proposto di varare nell'ambito della discussione sul nuovo quadro strategico un vero Piano del lavoro, un Piano di investimenti in innovazione e ricerca a sostegno dell’occupazione nei settori strategici dell’economia regionale, nel quale favorire e valorizzare anche un’idea di economia sociale di territorio, un nuovo modello di sviluppo fatto di mutualismo, cooperazione sociale, credito cooperativo, artigianato, commercio equo e solidale, produzioni agricole. Accanto a questo dobbiamo tornare a proporre l’introduzione del reddito sociale. Le risorse si possono trovare attraverso una rigorosa riqualificazione delle misure regionali indirizzate allo sviluppo che superi la logica dei finanziamenti a pioggia e attraverso una seria lotta all’evasione che in Umbria è aumentata nell’ultimo anno del 7%. Del resto nella nostra regione aumenta il disagio, si presentano nuove povertà, sta per dilagare l’emergenza abitativa; tutte questioni che mettono in crisi la stessa idea di stato sociale come lo abbiamo conosciuto e che necessitano di nuove proposte e risposte anche e soprattutto da parte nostra.
Ecco, il Dap, così come le indicazioni che ci sono arrivate dal partito regionale, non li abbiamo considerati però totem, ma abbiamo provato a moltiplicare l’iniziativa politica sui territori e approfondire, affinare la proposta con discussione e confronto soprattutto esterno. Per questo gli attivi specifici che abbiamo svolto sulle Politiche abitative, sui Servizi pubblici locali e trasporti, su una Nuova strategia regionale Energetica regionale e Rifiuti Zero, sull'uso sociale delle terre demaniali, hanno avuto il merito non solo di costruire proposta politica, ma anche di riaprire relazioni concrete e durature con i soggetti sociali, con i cittadini e con i lavoratori.
Su queste premesse credo che occorra valorizzare anche l’approvazione in diversi consigli comunali della nostra mozione contro il patto di stabilità, un atto politico non risolutivo, certo, ma necessario ed utile per produrre iniziativa contro i tagli dei trasferimenti per il sociale e in generale per i servizi degli enti locali e per aprire discussioni proprio sulla questione europea, così come bene abbiamo fatto a generalizzare la richiesta di introduzione negli statuti comunali del proncipio di Internet bene comune.
Su questi temi il partito tutto ha sviluppato il suo lavoro con vere e proprie campagne politiche. Ma non ci siamo limitati a questo, convinti che la pratica sociale sia pratica politica. Per questo il nostro impegno fattivo e concreto si è sviluppato anche nei luoghi di lavoro. Abbiamo lavorato molto all’esperienza dei Gruppi d’Acquisto Popolare, (penso a San Sisto, Ponte San Giovanni, al Circolo Universitario) uno strumento concreto di lotta al carovita e contemporaneamente di tutela dell’economia locale che sta diventando sempre più una realtà importante su tutto il territorio e che dobbiamo rilanciare e generalizzare, un’esperienza che riscopre, giorno dopo giorno, una pratica di solidarietà popolare fra precari, disoccupati, lavoratori, studenti, pensionati.
4 - Per un movimento contro l'austerità
Abbiamo proposto a più riprese anche in Umbria a tutte le forze sociali, culturali e politiche, che si oppongono da sinistra al governo delle larghe intese di dar vita ad un coordinamento delle opposizioni. Un coordinamento finalizzato a contrastare l’azione di governo nel paese, puntando alla costruzione di un movimento di lotta che metta al centro l’uscita dalle politiche di austerità, il rilancio e l’allargamento della democrazia e il protagonismo degli uomini e delle donne che subiscono gli effetti della crisi e delle politiche neoliberiste. Un vero e proprio movimento contro l'austerità che parte da proposte concrete come la definizione del Piano del Lavoro, per attivare un forte intervento pubblico finalizzato alla piena occupazione e alla riconversione ambientale e sociale dell’attuale modello economico, per il riassetto idrogeologico del territorio (altro che trasformazione della e45 in autostrada, tema rispetto al quale occorre da subito generalizzare una battaglia nelle istituzioni e nelle mobilitazioni), per sottrarre Beni comuni, acqua , territorio e risorse naturali, sanità e conoscenza agli appettiti privatizzatori, il tutto da finanziare con una vera patrimoniale e mettendo un tetto agli stipendi dei manager pubblici e privati e alle pensioni d'oro.
Proprio per questo intendo ricordare come nelle giornate dell’11 e 12 maggio abbiamo organizzato su indicazione del partito una mobilitazione nei territori contro il governo Letta-Alfano, le politiche europee e i trattati a partire dal Fiscal Compact. Abbiamo aderito e partecipato con questo spirito alla manifestazione del 18 maggio convocata dalla Fiom, con iniziative preparatorie a partire dalla riuscita assemblea di Ponte Valleceppi. La manifestazione della Fiom del 18 maggio, alla quale le compagne e i compagni del Prc di Perugia hanno partecipato numerosi, è stata importante per diversi motivi. Innanzitutto ha avuto il merito della ripresa delle mobilitazioni in un momento in cui l’acuirsi della crisi rischia di far prevalere risposte individuali e sofferenze solitarie. In questo senso abbiamo anche lavorato alla riuscita della manifestazione del 12 ottobre, "Costituzione: la via maestra", e della manifestazione del 19 ottobre in occasione della mobilitazione per “Una sola grande opera: casa e reddito per tutti” per rimettere in campo azioni concrete e di sinistra capaci di iniziare a contrastare efficacemente sul piano politico e sociale i disastri del governo delle larghe intese. Siamo di fronte ad appuntamentoi, infatti, che hanno sicuramente tentato di evitare la separazione delle tematiche democratiche e costituzionali da quelle sociali. Anzi. Risulta evidente come il legame offerto dalle manifestazioni fra la questione democratica e i temi sociali e del lavoro rappresenti la possibilità vera per le forze della sinistra di ritrovare le proprie ragioni d’essere. Non solo. Democrazia e lavoro sono i temi su cui la sinistra può rifondare un proprio ruolo autonomo nella politica italiana ed umbra e avviare un percorso capace di scardinare e smascherare tutti i populismi presenti oggi nel panorama politico per rappresentare e far avanzare gli interessi dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, di chi oggi paga maggiormente i costi della crisi.
Proprio per questo intendo ricordare come nelle giornate dell’11 e 12 maggio abbiamo organizzato su indicazione del partito una mobilitazione nei territori contro il governo Letta-Alfano, le politiche europee e i trattati a partire dal Fiscal Compact. Abbiamo aderito e partecipato con questo spirito alla manifestazione del 18 maggio convocata dalla Fiom, con iniziative preparatorie a partire dalla riuscita assemblea di Ponte Valleceppi. La manifestazione della Fiom del 18 maggio, alla quale le compagne e i compagni del Prc di Perugia hanno partecipato numerosi, è stata importante per diversi motivi. Innanzitutto ha avuto il merito della ripresa delle mobilitazioni in un momento in cui l’acuirsi della crisi rischia di far prevalere risposte individuali e sofferenze solitarie. In questo senso abbiamo anche lavorato alla riuscita della manifestazione del 12 ottobre, "Costituzione: la via maestra", e della manifestazione del 19 ottobre in occasione della mobilitazione per “Una sola grande opera: casa e reddito per tutti” per rimettere in campo azioni concrete e di sinistra capaci di iniziare a contrastare efficacemente sul piano politico e sociale i disastri del governo delle larghe intese. Siamo di fronte ad appuntamentoi, infatti, che hanno sicuramente tentato di evitare la separazione delle tematiche democratiche e costituzionali da quelle sociali. Anzi. Risulta evidente come il legame offerto dalle manifestazioni fra la questione democratica e i temi sociali e del lavoro rappresenti la possibilità vera per le forze della sinistra di ritrovare le proprie ragioni d’essere. Non solo. Democrazia e lavoro sono i temi su cui la sinistra può rifondare un proprio ruolo autonomo nella politica italiana ed umbra e avviare un percorso capace di scardinare e smascherare tutti i populismi presenti oggi nel panorama politico per rappresentare e far avanzare gli interessi dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, di chi oggi paga maggiormente i costi della crisi.
5 - L’unità della Sinistra in Umbria, in Italia e in Europa
Nella nostra provincia è possibile aggregare la sinistra di alternativa, in sinergia con i movimenti, con il riferimento in Europa al Partito della Sinistra Europea e al GUE, con l’esplicito collegamento con le battaglie della Fiom, della sinistra della CGIL, del sindacalismo di base. Lo abbiamo fatto e dovremo continuare a farlo per costruire un polo politico autonomo della sinistra in ogni territorio. Abbiamo avanzato questa proposta a tutte le formazioni politiche della sinistra, così come alle compagne e ai compagni dei movimenti che, variamente organizzati, si pongono la necessità politica di costruire una sinistra ancora più forte ed incisiva nel nostro territorio. La nostra è una proposta unitaria, volta ad archiviare una stagione di scissioni e abbandoni che abbiamo subito e che hanno inciso negativamente sulla nostra azione. Questa è la direzione che abbiamo assunto. Ci è ben chiaro che larga parte degli uomini e delle donne di sinistra così come moltissime soggettività che si pongono il problema di costruire una sinistra di alternativa oggi chiedono un rinnovato protagonismo. Per questo ci siamo posti l’obiettivo di rafforzare Rifondazione e di parlare all'esterno, qualificando il lavoro politico sui contenuti. Voglio fare riferimento ad alcune esperienze unitarie che possono indicare percorsi possibili: penso a “La Sinistra per Gualdo”, capace di rappresentare una forte ed efficace opposizione al governo delle destre locali, a “La Sinistra per Castello”, progetto che ha inteso unire la sinistra politica, sociale e di movimento, a “La Sinistra per Todi”, un percorso di unità tra partiti, associazioni locali e sindacato, a “La Sinistra per Castiglione” che sta iniziando a mettere insieme associazioni culturali, forze sociali, esponenti del mondo del lavoro. Ecco, lungi dal rappresentare “modelli”, questi esempi ci dicono che è possibile mettere in comune la sostanza delle cose che ci uniscono. Con questo metodo, mettendo al centro i contenuti e soprattutto la questione del lavoro e dei suoi diritti, si può costruire un percorso unitario della sinistra a iniziare da Perugia, una Sinistra per Perugia. Si tratta di rilanciare l’offensiva unitaria rivolgendosi a tutte quelle forze della sinistra che si battono con la Fiom , che difendono il sistema d’istruzione pubblico e di stato, che lottano per sottrarre i beni comuni alla mercificazione. Così si rafforza Rifondazione dentro un processo di costruzione autonomo e alternativo della sinistra. Possiamo dire di aver avviato percorsi e relazioni a livello locale, proprio per evitare di arrivare alle elezioni con progetti verticisti e pattizi. Di più. Credo che lavorare ad una sorta di costituente aperta e fondativa della Sinistra Europea nei nostri territori possa rappresentare una concreta attrattiva politica capace di favorire un processo unitario delle forze politiche comuniste e della sinistra che si battono contro il neoliberismo. Se è vero che l’Europa è il terreno minimo per svolgere un’adeguata iniziativa per i conflitti in atto, se è vero che nel nostro paese il conflitto sociale di massa è pressochè assente, è evidente però che sia in Italia che in Europa mancano campagne politiche unitarie e all’altezza della fase. Questo perchè gli strumenti politici in campo non sono del tutto adeguati. Penso che per determinare anche a livello nazionale e sui territori una convergenza di forze in grado di avanzare proposte di governo locale e di sferrare una critica radicale al governo delle larghe intese e al progetto di questa Europa sia necessario puntare davvero alla costruzione del soggetto politico europeo. La lotta e la mobilitazione sul piano europeo rappresentano il terreno vero per il cambiamento. Il processo a cui penso, come già detto, non è quello che ha portato alle esperienze della Federazione della Sinistra o di Rivoluzione Civile. Rifondazione comunista, partito tra i fondatori di Sinistra Europea, potrebbe essere protagonista dell’avvio generoso nel nostro territorio e nel nostro paese di un processo politico unitario ed includente, che azzeri le attuali misere rendite di posizione, fondato sul lavoro e sul conflitto sociale, coinvolgento il fronte più ampio possibile di forze politiche, partiti già oggi osservatori di SE, associazioni e singole personalità che lottano contro il neoliberismo e che propongono l’alternativa, dal livello locale fino a quello europeo. Ovviamente per fare questo vanno abbandonati veti e pregiudiziali così come non vanno perseguite ipotesi di egemonia delle strutture esistenti. Un processo di questo tipo, una sorta di Sezione italiana del Partito della Sinistra Europea, legittimata da un bagno democratico dal basso, può riuscire se fondato su un appello aperto alle culture critiche e in sintonia con i nuovi movimenti e sulla ricerca di un’omogeneità nel campo della politica: il no al neoliberismo e la proposta dell’alternativa di società fondata sul socialismo del XXI secolo. Ritengo che questo percorso a livello nazionale e sui territori non solo non debba essere un mero cartello elettorale, ma possa invece dal basso anche favorire la costruzione della sinistra umbra, una sinistra umbra che si candida al governo dei processi sociali, economici ed istituzionali per far uscire la nostra regione dalla morsa delle politiche liberiste.
6 - Risultati elettorali e ruolo della nostra rappresentanza istituzionale
In questi ultimi due anni abbiamo conseguito risultati soddisfacenti in tutte le tornate elettorali che si sono succedute, dati importanti, affatto scontati. Penso alle elezioni del maggio 2012, dove abbiamo lavorato a coalizioni che, respingendo certa antipolitica e qualunquismo, sono risultate credibili alle elettrici e agli elettori perchè hanno saputo anteporre l’interesse generale agli interessi particolari e perchè si sono presentate sulla base di contenuti, idee e valori condivisi per offrire alle comunità governi locali capaci di rispondere ai temi della crisi sociale ed economica. Abbiamo giocato un ruolo fondamentale a Bettona nella ricostruzione di una coalizione unitaria per battere le destre con l’importante risultato del compagno Schippa. Lo abbiamo giocato a Todi, città tornata ad essere governata dalle forze democratiche, in cui il risultato della lista civica unitaria “I Valori della Sinistra per Todi” ha raggiunto il 7%, vero e proprio laboratorio per la costruzione di un fronte unitario della sinistra con il grande risultato del compagno Caprini. Penso alle elezioni del maggio di questo anno, in cui il risultato di Rifondazione Comunista a Corciano è stato semplicemente straordinario: il nostro partito ha raggiunto il 9% aggiudicandosi un seggio con l'elezione a consigliere del compagno Brunelli e aumentando i voti in termini assoluti rispetto alle ultime comunali, alle Regionali del 2011 e alle Politiche del 2013, un vero e proprio balzo in avanti. Abbiamo inoltre giocato un ruolo fondamentale anche a Monte Santa Maria Tiberina. In questo senso vogliamo sottolineare l’importante risultato di Riccardo Allegria, compagno di Rifondazione Comunista sostenuto dal progetto Sinistra Unita per il Monte (Prc, SeL, IdV) e arrivato in termini di preferenze secondo al solo sindaco uscente. Mi sembra di poter affermare che il dato complessivo che ci riguarda è che il PRC ha ottenuto risultati positivi in quei Comuni dove riesce ad affermarsi come soggetto politico credibile nella rappresentanza di soggetti sociali, movimenti ed esperienze di lotta e forte di un radicamento territoriale e politico, al di là del fatto che si sia collocato nel centro sinistra o in coalizioni alternative. Detto questo continuiamo ad essere presenti nella quasi totalità delle assemblee elettive ed in buona parte degli organi esecutivi: dato questo, che conferma Rifondazione Comunista come un importante attore di governo nella vita politica provinciale e regionale. Nello stesso tempo abbiamo lavorato a rappresentanze fortemente caratterizzate dalla presenza di realtà operaie, di lotta, di movimento, rappresentative dei conflitti che attraversano la nostra provincia, dalle mobilitazioni contro le crisi industriali al movimento in difesa della scuola e dell’università pubbliche, alla lotta in difesa dei beni comuni e dell’ambiente, della laicità e dei diritti. Le alleanze alle quali abbiamo deciso di partecipare, perciò, sono state fondate su basi e contenuti programmatici solidi. Questo perché una fase si è chiusa ed occorre su questi temi, che attengono alla necessità di un nuovo modello di sviluppo, coraggio e discontinuità. Ritengo che in vista delle prossime elezioni amministrative sarà necessario lavorare per offrire alle compagne e ai compagni sui territori una cornice programmatica coerente, affinché la risposta delle diverse amministrazioni e delle alleanze sappia mantenere una connotazione chiaramente di sinistra, evitando l'isolazionismo e con la consapevolezza che il restringimento degli spazi democratici dovrà prevedere un nostro forte salto di qualità. Detto questo, ritengo che il ruolo dei nostri amministratori, sia con responsabilità di governo con il centro sinistra, sia nel ruolo di opposizione, sia stato positivo e capace di conseguire chiari risultati su basi e contenuti programmatici solidi, ad iniziare dall’intervento contro gli effetti della crisi, a difesa dell’occupazione, per il mantenimento e il rafforzamento dello stato sociale locale. Tutte politiche in chiara e netta controtendenza rispetto alle politiche nazionali.
7 - Il Partito
All’indomani degli ultimi due congressi, il Partito della Rifondazione Comunista si è trovato a dover far fronte ad una delle fasi più difficili della propria vita politica. Le vicende che ne sono seguite, a partire dalla scissione, hanno interessato anche la Federazione di Perugia, sia pur con modalità e dimensioni diverse da altre realtà territoriali. L’aver saputo fronteggiare questa situazione, oggettivamente non facile, sia sul piano politico che su quello umano, è stato merito delle iscritte e degli iscritti del Partito, dei quadri intermedi e del gruppo dirigente provinciale, che hanno rilanciato l’esperienza di Rifondazione Comunista nel nostro territorio, sapendo intervenire in quelle realtà locali dove le conseguenze della scissione sono state più pesanti. In un contesto nazionale non facile la Federazione di Perugia ha saputo confermare la propria capacità organizzativa e di radicamento. Da questa condizione abbiamo consolidato e rinnovato i gruppi dirigenti locali, abbiamo valorizzato l’esistente e aperto nuovi circoli, nuove sedi, giovani compagni continuano ad assumere in prima persona ruoli di direzione politica. Questo perché non siamo stati un insieme di comitati elettorali, di centri territoriali e particolaristici, bensì siamo stati coautori e protagonisti in egual misura di un percorso di tenuta politica, fondato su idee di libertà e uguaglianza. Siamo un’organizzazione, un partito comunista che, come tale, ha l’ambizione di sopravvivere alle persone, anche se la politica sta dando messaggi opposti e la personalizzazione accentuata è il frutto più deleterio della deriva plebiscitaria e della torsione autoritaria dell’idea di democrazia. Certo, ritengo che occorra al più presto anche porci la questione di una ridefinizione di carattere organizzativo rispetto al mutamento delle condizioni generali che attraversa il nostro partito. Tutti insieme e uniti abbiamo però ancora un futuro, un progetto di cambiamento nella nostra provincia, in Umbria e nel Paese. Occorre la definizione e l’organizzazione di un partito che lavora a proposte alternative capaci di raggiungere obiettivi concreti in favore delle classi subalterne, di aggregare e di rilanciare l’iniziativa sul tema centrale del lavoro. E penso che il nostro progetto politico in questo senso abbia ancora una possibilità di successo se condiviso e sostenuto da tutti nel vincolo di solidarietà e fraternità che lega la nostra organizzazione.
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