venerdì 12 ottobre 2012

Renzi e l’ipocrisia di chi critica Marchionne solo adesso di Giuseppe Giulietti, Micromega

“Marchionne ci ha deluso, ha tradito le aspettative” dixit Renzi. “Renzi è un piccolo Obama, governa una città piccola e povera”, Marchionne dixit.
I motivi di questa tempesta in un bicchier di acqua dell’Arno ci appassionano poco. Dobbiamo, tuttavia notare, la quantità, sulla qualità sorvoliamo, di interventi a difesa di Renzi contro il signor Fiat che avrebbe violato l’onore italico e oltraggiato una città ricca di storia e di prestigio culturale.
Non vi è dubbio che Marchionne abbia sparato solenni cazzate, ma tanta indignazione sarebbe stato bello registrarla quando Marchionne non solo ha sparato altrettante cavolate, ma le ha anche fatte, registrando vasti e calorosi consensi “senza se e senza ma”.
Dove stavano gli “indignati speciali” quando Marchionne annunciava un Progetto inesistente? Soprattutto dove stavano quando la Fiom veniva cacciata dalle fabbriche ed i suoi delegati indicati quasi al pubblico ludibrio?
Dormivano, forse, quando Marchionne annunciava di non voler dar corso alle sentenze che imponevano ed impongono il reintegro dei lavoratori espulsi?
Coloro che oggi, anche legittimamente, sono impegnati a difendere l’onore di Firenze, farebbero bene a spendere qualche parola, sia pure fuori tempo massimo, anche per l’onore di quelle donne e quegli uomini che sono già stati colpiti non dalle parole “irriguardose” di Marchionne, ma, assai più dolorosamente, dalle azioni e dalle rappresaglie del medesimo.
Si attendono sdegni postumi anche su questo, possibilmente “senza se e senza ma”.

Un ricatto politico, e cosa volete che sia 

di Matteo Pucciarelli, Micromega

Le parole sono importanti, anche se nel moderno tempo del “liberi tutti” ogni castroneria fila liscia come l’olio e il senso delle nostre espressioni e dei nostri pensieri diventa una cosa da ridere. Pure quando ci sarebbe da piangere.Per questo motivo occorre riascoltarsi l’epica risposta di Matteo Renzi a Massimo Giannini su RepubblicaTv. Incalzato sul caso-Marchionne, il sindaco di Firenze ha ribadito che lui allora ai referendum avrebbe votato sì e che comunque alla fin fine l’ad Fiat ha preso in giro tutti. La cosa interessante e deprimente è nelle parole utilizzate: il referendum, ha detto, ha ammesso, aveva «alcuni profili oggettivamente di ricatto politico». Alcuni profili oggettivamente di ricatto politico. Andrebbe riascoltato in loop: alcuni profili oggettivamente di ricatto politico, all’infinito.

Ricatto politico, cosa volete che sia. Cose che capitano, no? Di mezzo naturalmente c’è la vita, la pelle, di quei poveracci in catena di montaggio. Tutta gente ormai sconosciuta al mondo della “sinistra” ovviamente, e che un sindacalista come Giorgio Airaudo ha provato a raccontare.
Ma la questione è assai più profonda, e sottintende sul chi vogliamo essere e su quali interessi vogliamo rappresentare. Se la maggioranza degli italiani oggi sostiene la tesi del «destra e sinistra sono tutti uguali, non esistono più» è perché quelli che oggi come ieri dicono di rappresentare la “sinistra” – il nuovo Renzi, i vecchi Fassino, o D’Alema, o sempre i soliti – ci hanno fatto credere e hanno continuato a sostenere che anche noi potevamo e dovevamo chinare la testa davanti a un ricatto di un industriale.
La cosa grave non è il fatto che Marchionne non abbia mantenuto la promessa (non se lo aspettava nessuno in effetti…): è, piuttosto, che oggi si ammetta – finalmente – che allora ricatto politico fu, e che sempre allora un pezzo bello grosso di “sinistra” a quei ricatti si piegò.
Allora chissà, forse un elettore di sinistra, un giorno, potrà realizzare un piccolo e grande sogno: venire rappresentato da una classe dirigente che davanti ai ricatti, invece che chinarsi ossequiosamente, tiri fuori quella parola i nostri nonni ci hanno insegnato, per averla praticata sul campo: “lotta”. A volte funziona. Anzi, funziona sempre.
PS. Qualcuno, anzi diversi, hanno criticato il mio post precedente in cui un po’ “machiavellicamente” scrivevo che la vittoria di Renzi potrebbe aprire prospettive nuove a sinistra. Ecco, è che semplicemente pensare di “cambiare l’Italia” assieme a Fioroni e Letta a me pare un po’ difficile, per così dire. Nessuna intenzione di tagliarsi gli attributi per fare dispetto alla moglie, naturalmente. E neanche di fare il “professorino come D’Alema” (chi critica, oltretutto, con D’Alema sta costruendo l’ennesima alleanza di governo). Rimando perciò a questo dialogo, assai istruttivo.

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