martedì 2 ottobre 2012

Talmente nuovi che sbavano dietro a Clinton di Matteo Pucciarelli, Micromega

Tutto il Pd col fiato sospeso, per giorni e giorni: «ma che davero?», Renzi si vedrà con Clinton? Roba forte, fortissima, che ci rimette coi piedi per terra e ci fa capire quanto siamo piccoli e provinciali. Il quartier generale del “più grande partito riformista d’Europa” in subbuglio, diplomazie al lavoro per contendersi un mezzo pomeriggio col presidente degli Stati Uniti. Anzi ex: non lo è più dal gennaio del 2001, cioè un’epoca fa.
Ecco, diciamo che in questi ultimi undici anni il mondo è un po’ cambiato e la “sinistra” dei Clinton (e dei Blair) è stata sconfitta dalla storia. Per un semplice motivo: perché non ha fatto la sinistra, e la crisi è figlia (anche) di questa colpevole mancanza. Le famose terze vie e affini si sono dimostrate niente altro che una pregevole e “glamour” svolta a destra – e per i miscredenti occorre consigliare il film documentario Inside Job. Il “riformismo” tanto evocato si è tradotto in un lento e inesorabile smantellamento del welfare. In questo le idee di Renzi (e di Ichino: uno che, per inciso, ancora crede a Marchionne…) non si discostano poi molto da quelle attuate dei ferrivecchi che il golden boy fiorentino vorrebbe rottamare, tipo D’Alema e Veltroni.
Loro, cioè i D’Alema e i Veltroni, ci hanno raccontato per venti anni le stesse cose che ci sta raccontando Renzi, ci hanno somministrato la stessa pozione magica che ci ha portato dove siamo e che ancora ci berremo dopo che Renzi avrà vinto le primarie. Cioè che bisognava dismettere i beni dello Stato, che privatizzare era bello, che il sistema pensionistico così com’era non era sostenibile (però finanziare le banche, che è costato molto di più, sì) che il sindacato era una palla al piede (ricordate il discorso di D’Alema nel 1997 contro la Cgil di Cofferati scritto da Rondolino e Velardi, che infatti adesso stanno di là?), che il primo valore (da esaltare, sempre) fosse la “meritocrazia”, cioè la competitività – e di chi nasce un po’ meno intelligente, chi si interessa? -, che la pace si doveva e si poteva esportare con le bombe, che il mercato libero da ogni vincolo non andava demonizzato perché ci avrebbe pensato lui al nostro bene e così via all’infinito.
In mezzo, ci sono le bugie spacciate per verità, e le ripetono tutti, da destra e da “sinistra”. Vi dicono che il lavoro sicuro (ribattezzato con lo spregevole “posto fisso”) è una mannaia, roba del secolo scorso, che l’articolo 18 era un freno alla crescita: non vi spiegano che già prima della riforma Fornero l’indice della protezione dell’occupazione – secondo l’Ocse – in Italia era calato dal 3,57 all’1,89 in soli 12 anni, ed era uno dei più bassi in Europa.
Poi ci sono le omissioni, e così né Renzi né D’Alema avranno la bontà di dirvi che un lavoratore dipendente su 28mila euro di stipendio l’anno paga 7.000 mila di tasse, mentre sulla stessa somma un redditiere da capitale ne paga solo 5.600, senza muovere un dito. Già, ma l’unico problema sono gli evasori no?
Poco importa, comunque: qui ci si scanna per stringere la mano a un ex presidente degli Stati Uniti, come ci si aspetta solo da una sperduta e fedele colonia di Sua Maestà la Regina. La sostanza è che al di là dei lustrini, degli effetti speciali e delle rughe che ancora non si intravedono, il prodotto Renzi non cambia. C’è una “falsa” sinistra vecchia, c’è una “falsa” sinistra nuova. La guerra fra bande in corso tra le due sinistre “patacca”, sinceramente, lascia desolati e niente altro.
PS. Oggi Renzi su Repubblica definisce Clinton e Blair «due giganti assoluti degli anni ‘90». Ma non scordiamoci di Uan, che ha fatto la storia di Bim Bum Bam e per questo merita un posto nel pantheon del Pd insieme agli altri due.

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