Tutto il Pd col fiato sospeso, per giorni e giorni: «ma che davero?»,
Renzi si vedrà con Clinton? Roba forte, fortissima, che ci rimette coi
piedi per terra e ci fa capire quanto siamo piccoli e provinciali. Il
quartier generale del “più grande partito riformista d’Europa” in
subbuglio, diplomazie al lavoro per contendersi un mezzo pomeriggio col
presidente degli Stati Uniti. Anzi ex: non lo è più dal gennaio del
2001, cioè un’epoca fa.
Ecco, diciamo che in questi ultimi undici anni il mondo è un po’
cambiato e la “sinistra” dei Clinton (e dei Blair) è stata sconfitta
dalla storia. Per un semplice motivo: perché non ha fatto la sinistra,
e la crisi è figlia (anche) di questa colpevole mancanza. Le famose
terze vie e affini si sono dimostrate niente altro che una pregevole e
“glamour” svolta a destra – e per i miscredenti occorre consigliare il
film documentario Inside Job.
Il “riformismo” tanto evocato si è tradotto in un lento e inesorabile
smantellamento del welfare. In questo le idee di Renzi (e di Ichino: uno
che, per inciso, ancora crede a Marchionne…) non si discostano poi
molto da quelle attuate dei ferrivecchi che il golden boy fiorentino vorrebbe rottamare, tipo D’Alema e Veltroni.
Loro, cioè i D’Alema e i Veltroni, ci hanno raccontato per venti anni
le stesse cose che ci sta raccontando Renzi, ci hanno somministrato la
stessa pozione magica che ci ha portato dove siamo e che ancora ci
berremo dopo che Renzi avrà vinto le primarie. Cioè che bisognava
dismettere i beni dello Stato, che privatizzare era bello, che il
sistema pensionistico così com’era non era sostenibile (però finanziare
le banche, che è costato molto di più, sì) che il sindacato era una
palla al piede (ricordate il discorso di D’Alema
nel 1997 contro la Cgil di Cofferati scritto da Rondolino e Velardi,
che infatti adesso stanno di là?), che il primo valore (da esaltare,
sempre) fosse la “meritocrazia”, cioè la competitività – e di chi nasce
un po’ meno intelligente, chi si interessa? -, che la pace si doveva e
si poteva esportare con le bombe, che il mercato libero da ogni vincolo
non andava demonizzato perché ci avrebbe pensato lui al nostro bene e
così via all’infinito.
In mezzo, ci sono le bugie spacciate per verità, e le ripetono tutti,
da destra e da “sinistra”. Vi dicono che il lavoro sicuro (ribattezzato
con lo spregevole “posto fisso”) è una mannaia, roba del secolo scorso,
che l’articolo 18 era un freno alla crescita: non vi spiegano che già
prima della riforma Fornero l’indice della protezione dell’occupazione –
secondo l’Ocse – in Italia era calato dal 3,57 all’1,89 in soli 12
anni, ed era uno dei più bassi in Europa.
Poi ci sono le omissioni, e così né Renzi né D’Alema avranno la bontà
di dirvi che un lavoratore dipendente su 28mila euro di stipendio
l’anno paga 7.000 mila di tasse, mentre sulla stessa somma un redditiere
da capitale ne paga solo 5.600, senza muovere un dito. Già, ma l’unico
problema sono gli evasori no?
Poco importa, comunque: qui ci si scanna per stringere la mano a un
ex presidente degli Stati Uniti, come ci si aspetta solo da una sperduta
e fedele colonia di Sua Maestà la Regina. La sostanza è che al di là
dei lustrini, degli effetti speciali e delle rughe che ancora non si
intravedono, il prodotto Renzi non cambia. C’è una “falsa” sinistra
vecchia, c’è una “falsa” sinistra nuova. La guerra fra bande in corso
tra le due sinistre “patacca”, sinceramente, lascia desolati e niente
altro.
PS. Oggi Renzi su Repubblica definisce Clinton e Blair «due giganti assoluti degli anni ‘90». Ma non scordiamoci di Uan, che ha fatto la storia di Bim Bum Bam e per questo merita un posto nel pantheon del Pd insieme agli altri due.
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