Sono
stati depositati oggi, 10 ottobre, presso la Cassazione quattro quesiti
referendari promossi dal Forum diritti-lavoro e dall’Associazione
Giuristi democratici. Quattro quesiti con un unico obiettivo: abrogare
la precarietà. I quesiti si prefiggono di intervenire, infatti, su
alcuni dei punti nodali della stratificazione normativa (prodotta sia da
governi di centrodestra che di centrosinistra) che ha portato ad un
dilagante processo di precarizzazione del lavoro: la legge 30, in
primis, di cui si chiede l’abrogazione (totale o parziale, con
particolare riferimento al lavoro a somministrazione a tempo
indeterminato); sulla normativa (368) che deroga sulla necessità di
reintrodurre una specifica causalità nella stipula dei contratti a
termine; sulla modifica dei tempi di impugnabilità; sulla responsabilità
degli appalti e dei subappalti.
Non è, infatti, più rinviabile la costruzione di una opposizione
sociale e politica al processo di precarizzazione delle vite, oltre che
del lavoro, di intere generazioni, escluse completamente dal quadro di
diritti e di tutele del “patto fordista-keynesiano”. Un processo di
precarizzazione che va progressivamente generalizzandosi, investendo
anche fasce di lavoratrici e lavoratori (come dimostrano l’art. 8 e la
modifica dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori) considerate
garantite.
Si tratta allora di connettere il processo di soggettivazione
politica delle generazioni precarie, che chiedono sia ridisegnata una
nuova idea di cittadinanza, con la decostruzione della contrapposizione
mistificatoria, di marca forneriana, fra garantit@ e non garantit@.
Unire, dunque, la richiesta di un reddito di autodeterminazione con la
difesa dei diritti del lavoro e la lotta alla precarietà.
È un nodo centrale, in un contesto politico e sociale come quello
determinato in Italia dal montismo, segnato tanto da un radicale bisogno
quanto dall’assenza di un’opposizione conflittuale, diffusa, di massa.
Unire le campagne referendarie può essere un primo segnale nella
connessione politica, e non politicista, della sinistra d’alternativa:
basata cioè sui contenuti e sulla connessione dei conflitti e non sulla
subalternità al quadro politico, all’ideologia della compatibilità e del
governo come programma.
In un quadro in cui la frantumazione di lotte e vertenze (dall’Alcoa
all’Ilva, dalla Fiat a Cinecittà, alla lotta de@ precar@ della scuola,
dell’università, della cultura e dello spettacolo) rischia di
contribuire a determinare un quadro complessivo di sconfitta, dobbiamo
unire nel conflitto e nella partecipazione diretta: unire la raccolta
firme della legge di iniziativa popolare sul reddito minimo garantito ai
quesiti referendari contro la precarietà; e connetterli ancora a quelli
già depositati sull’articolo 8 e contro la modifica dell’articolo 18; e
a quelli che saranno depositati col fine di smontare la riforma Fornero
sulle pensioni e contro la privatizzazione dei beni comuni.
Uno sforzo organizzativo imponente, certo. Ma anche la possibilità di
unire la sinistra sociale e politica sui contenuti, sul conflitto,
sulla partecipazione diretta attraverso la sottoscrizione dei quesiti e
un momento di democrazia diretta quale quello referendario. È passato
poco più di un anno da quando, il 12 e 13 giugno 2011, proprio
attraverso i referendum, sull’acqua, sul nucleare e sulla giustizia, la
partecipazione popolare ha determinato una inversione di tendenza, una
vittoria storica per l’alternativa. Continuiamo su quella strada,
dunque. Una strada che ha unito la lotta della Valle con la lotta del
Valle, che ha ridisegnato attraverso la partecipazione e il conflitto il
significato dei beni comuni e della parola democrazia.
C’è un’altra occasione per costruire l’opposizione sociale e
politica, per unire i conflitti: la manifestazione NOMONTIDAY convocata
il 27 ottobre a Roma, con partenza alle 14. 30 da piazza della
Repubblica e promossa da diverse forze sociali e politiche, da realtà di
lotta, da singol@ . Una manifestazione contro il Governo Monti e chi lo
sostiene, una manifestazione che vuole contribuire colmare il vuoto
d’opposizione in Italia, connettendosi con i conflitti che, contro
l’Europa dell’austerity e del Fiscal Compact, si sono manifestati in
Spagna, Francia, Portogallo, Grecia. Chiedendo democrazia contro
l’esproprio di sovranità messo in atto, anche attraverso il ricatto del
debito, dall’UE e dalla Bce.
Per dire a Monti e allaMerkel: it’s (your) final countdown. We’re THE EUROPE
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