giovedì 11 ottobre 2012

Diritto al lavoro, diritto al reddito e NO alla precarietà: unifichiamo le campagne referendarie, unifichiamo le lotte contro l’austerity di Eleonora Forenza



 Sono stati depositati oggi, 10 ottobre, presso la Cassazione quattro quesiti referendari promossi dal Forum diritti-lavoro e dall’Associazione Giuristi democratici. Quattro quesiti con un unico obiettivo: abrogare la precarietà. I quesiti si prefiggono di intervenire, infatti, su alcuni dei punti nodali della stratificazione normativa (prodotta sia da governi di centrodestra che di centrosinistra) che ha portato ad un dilagante processo di precarizzazione del lavoro: la legge 30, in primis, di cui si chiede l’abrogazione (totale o parziale, con particolare riferimento al lavoro a somministrazione a tempo indeterminato); sulla normativa (368) che deroga sulla necessità di reintrodurre una specifica causalità nella stipula dei contratti a termine; sulla modifica dei tempi di impugnabilità; sulla responsabilità degli appalti e dei subappalti.
Non è, infatti, più rinviabile la costruzione di una opposizione sociale e politica al processo di precarizzazione delle vite, oltre che del lavoro, di intere generazioni, escluse completamente dal quadro di diritti e di tutele del “patto fordista-keynesiano”. Un processo di precarizzazione che va progressivamente generalizzandosi, investendo anche fasce di lavoratrici e lavoratori (come dimostrano l’art. 8 e la modifica dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori) considerate garantite.
Si tratta allora di connettere il processo di soggettivazione politica delle generazioni precarie, che chiedono sia ridisegnata una nuova idea di cittadinanza, con la decostruzione della contrapposizione mistificatoria, di marca forneriana, fra garantit@ e non garantit@. Unire, dunque, la richiesta di un reddito di autodeterminazione con la difesa dei diritti del lavoro e la lotta alla precarietà.
È un nodo centrale, in un contesto politico e sociale come quello determinato in Italia dal montismo, segnato tanto da un radicale bisogno quanto dall’assenza di un’opposizione conflittuale, diffusa, di massa. Unire le campagne referendarie può essere un primo segnale nella connessione politica, e non politicista, della sinistra d’alternativa: basata cioè sui contenuti e sulla connessione dei conflitti e non sulla subalternità al quadro politico, all’ideologia della compatibilità e del governo come programma.
In un quadro in cui la frantumazione di lotte e vertenze (dall’Alcoa all’Ilva, dalla Fiat a Cinecittà, alla lotta de@ precar@ della scuola, dell’università, della cultura e dello spettacolo) rischia di contribuire a determinare un quadro complessivo di sconfitta, dobbiamo unire nel conflitto e nella partecipazione diretta: unire la raccolta firme della legge di iniziativa popolare sul reddito minimo garantito ai quesiti referendari contro la precarietà; e connetterli ancora a quelli già depositati sull’articolo 8 e contro la modifica dell’articolo 18; e a quelli che saranno depositati col fine di smontare la riforma Fornero sulle pensioni e contro la privatizzazione dei beni comuni.
Uno sforzo organizzativo imponente, certo. Ma anche la possibilità di unire la sinistra sociale e politica sui contenuti, sul conflitto, sulla partecipazione diretta attraverso la sottoscrizione dei quesiti e un momento di democrazia diretta quale quello referendario. È passato poco più di un anno da quando, il 12 e 13 giugno 2011, proprio attraverso i referendum, sull’acqua, sul nucleare e sulla giustizia, la partecipazione popolare ha determinato una inversione di tendenza, una vittoria storica per l’alternativa. Continuiamo su quella strada, dunque. Una strada che ha unito la lotta della Valle con la lotta del Valle, che ha ridisegnato attraverso la partecipazione e il conflitto il significato dei beni comuni e della parola democrazia.
C’è un’altra occasione per costruire l’opposizione sociale e politica, per unire i conflitti: la manifestazione NOMONTIDAY convocata il 27 ottobre a Roma, con partenza alle 14. 30 da piazza della Repubblica e promossa da diverse forze sociali e politiche, da realtà di lotta, da singol@ . Una manifestazione contro il Governo Monti e chi lo sostiene, una manifestazione che vuole contribuire colmare il vuoto d’opposizione in Italia, connettendosi con i conflitti che, contro l’Europa dell’austerity e del Fiscal Compact, si sono manifestati in Spagna, Francia, Portogallo, Grecia. Chiedendo democrazia contro l’esproprio di sovranità messo in atto, anche attraverso il ricatto del debito, dall’UE e dalla Bce.
Per dire a Monti e allaMerkel: it’s (your) final countdown. We’re THE EUROPE

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