Piace alla Fiom l’idea di costruire una forza di democrazia radicale che si oppone a Monti. Landini: «Ma non è targata Fiom»
Tanto
per venire al dunque, non ci sarà una lista «Alba», ovvero
dell’alleanza lavoro beni comuni ambiente, alle prossime elezioni. Ma
non è il segno di una resa, anzi, è un nuovo modo di affrontare una
questione politica urgente, cioè ridare speranza a quella galassia
frantumata che si sente orfana di rappresentanza. Se questo non vuol
dire presentarsi alle elezioni, allora cosa significa? Lo ha spiegato
Marco Revelli nel suo intervento conclusivo cercando di sintetizzare la
due giorni di convegno che si è tenuta sabato e domenica a Torino su
iniziativa di quel «movimento politico nuovo» nato con una grande
ambizione. «Innescare un processo di condensazione», per dirla con
Revelli, capace di rimettere insieme i cocci di una sinistra che non
riesce a parlarsi, a trovare una sintesi, o anche solo una figura di
riferimento in grado di attrarre forze e vitalità al di fuori del ceto
intellettuale addetto ai lavori.
L’urgenza però impone tempi stretti e sul «che fare» Revelli ha detto che il percorso non è ancora concluso. Dunque per lavorare a una lista plurale che parta da due punti irrinunciabili – la centralità del lavoro e una forte opposizione al montismo – è necessario lavorare sui territori chiedendo a «chi ci sta» di mettersi in gioco, anche per entrare in un futuro parlamento, «a condizione che si facciano avanti volti nuovi». Ma, ha precisato Paul Ginsborg, questa ricerca di una lista da votare non deve essere a tutti i costi: la costruzione di una nuova alternativa oggi potrebbe anche fallire.
Eppure non si parte da zero. Innanzitutto c’è la Fiom di Maurizio Landini, che è costretto a sciogliere il solito equivoco: non ci sarà nessuna lista Fiom. Ma non è un caso se mentre Vendola apre la sua campagna per le primarie in Campania, il segretario della Fiom a Torino ribadisce «non staremo mai con chi sta con coloro che smantellano l’articolo 18», e se Gianni Rinaldini (Fiom) sottoscrive l’ambizione del progetto politico proposto da Alba. Che, in sostanza, punta alla costruzione di «una lista di democrazia radicale, una lista arancione, per un’altra Europa, antiliberista, per il lavoro e per i beni comuni, per la giustizia ambientale e sociale». Una proposta che anche il segretario del Prc, Paolo Ferrero, non può non considerare con attenzione. Il cantiere è aperto e mancano poche settimane per decidere se azzardarsi a tentare il grande salto, una nuova lista dove ognuno sia in grado di rinunciare a un pezzetto delle proprie velleità identitarie (Prc e Idv compresi). Il primo obiettivo di Alba è costruire un appuntamento nazionale nel giro di un mese con tutti i soggetti politici interessati a dare vita ad una nuova esperienza. Tocca ancora a Revelli sintetizzare alcuni passaggi irrinunciabili: l’impegno per la raccolta di firme per l’articolo 18 (si comincia il 12 ottobre), la necessità di fare del reddito garantito una delle proposte unificanti e di «una cultura di alternativa di sistema che rivendichi un’altra Europa».
Massimo Torelli, di Alba, dopo le esperienze positive «arancioni» di Milano e Napoli, guarda con attenzione anche ai territori. «La costruzione di un’alternativa al montismo alle politiche del 2013 – spiega – passa anche per le prossime amministrative e dal sostegno a candidature che rappresentano questa proposta, come quella di Sandro Medici a Roma».
L’urgenza però impone tempi stretti e sul «che fare» Revelli ha detto che il percorso non è ancora concluso. Dunque per lavorare a una lista plurale che parta da due punti irrinunciabili – la centralità del lavoro e una forte opposizione al montismo – è necessario lavorare sui territori chiedendo a «chi ci sta» di mettersi in gioco, anche per entrare in un futuro parlamento, «a condizione che si facciano avanti volti nuovi». Ma, ha precisato Paul Ginsborg, questa ricerca di una lista da votare non deve essere a tutti i costi: la costruzione di una nuova alternativa oggi potrebbe anche fallire.
Eppure non si parte da zero. Innanzitutto c’è la Fiom di Maurizio Landini, che è costretto a sciogliere il solito equivoco: non ci sarà nessuna lista Fiom. Ma non è un caso se mentre Vendola apre la sua campagna per le primarie in Campania, il segretario della Fiom a Torino ribadisce «non staremo mai con chi sta con coloro che smantellano l’articolo 18», e se Gianni Rinaldini (Fiom) sottoscrive l’ambizione del progetto politico proposto da Alba. Che, in sostanza, punta alla costruzione di «una lista di democrazia radicale, una lista arancione, per un’altra Europa, antiliberista, per il lavoro e per i beni comuni, per la giustizia ambientale e sociale». Una proposta che anche il segretario del Prc, Paolo Ferrero, non può non considerare con attenzione. Il cantiere è aperto e mancano poche settimane per decidere se azzardarsi a tentare il grande salto, una nuova lista dove ognuno sia in grado di rinunciare a un pezzetto delle proprie velleità identitarie (Prc e Idv compresi). Il primo obiettivo di Alba è costruire un appuntamento nazionale nel giro di un mese con tutti i soggetti politici interessati a dare vita ad una nuova esperienza. Tocca ancora a Revelli sintetizzare alcuni passaggi irrinunciabili: l’impegno per la raccolta di firme per l’articolo 18 (si comincia il 12 ottobre), la necessità di fare del reddito garantito una delle proposte unificanti e di «una cultura di alternativa di sistema che rivendichi un’altra Europa».
Massimo Torelli, di Alba, dopo le esperienze positive «arancioni» di Milano e Napoli, guarda con attenzione anche ai territori. «La costruzione di un’alternativa al montismo alle politiche del 2013 – spiega – passa anche per le prossime amministrative e dal sostegno a candidature che rappresentano questa proposta, come quella di Sandro Medici a Roma».
Luce Manara - il manifesto
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