“Merkel ad Atene, scontri” ecc. Repubblica non
è molto amica dei greci, almeno di quelli poveri, ma questo
naturalmente – libertà di stampa – è affare suo. Sotto il titolo
allarmistico (che, ripeto, è suo diritto pubblicare) però mette (repubblica.it, 9 settembre, ore 15) una foto decisamente scorretta: manifestanti con – in primo piano – una bandiera greca e accanto una bandiera nazista.
A
me, lettore qualunque, è cascato il cuore. “Dunque i greci – ho pensato
– sono arrivati a questo punto? Allora davvero i fascisti hanno
egemonizzato la protesta? Maledetti greci! Fa bene, l’Europa, a suonarvele! Dagli giù duro, Merkel, a questi nazisti dei miei stivali!”.
Ma
leggendo attentamente il pezzo (cosa che non tutti i lettori fanno) mi
sono accorto che la bandiera nazista c’entrava come il cavolo a merenda.
I dimostranti infatti l’avevano portata là per bruciarla: cosa che
hanno fatto con gran solennità e slogan antifascisti.
La manifestazione (apprende ancora il lettore attento) era organizzata
dei sindacati, era una manifestazione democratica (anche se non
necessariamente condivisibile) al cento per cento, ed era antifascista e
antinazista senza equivoci e senza sfumature.
Questo, dalla titolazione e dalla foto, decisamente non si capiva. I capiredattori di Repubblica sanno
perfettamente cos’è un titolo e cos’è una foto d’apertura. Hanno fatto
un’operazione politica precisa (in Grecia, chi protesta è nazista) per
la quale nel Purgatorio dei giornalisti dovranno spalar carbone per un
paio di anni. Ma in fondo la colpa è mia, che di fronte a Repubblica abbasso istintivamente le difese che invece mi vengono spontanee davanti a Vespa, Sallusti o Emilio Fede.
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