Zingaretti sceglie la Regione
Al Comune un ministro di Monti?
Passare
dalla Roma alla Lazio per un giocatore è praticamente impossibile.
Passare dal Comune di Roma alla Regione Lazio, nel giro di un
pomeriggio, per un candidato invece lo è. Almeno per il Pd che ha
chiesto, dopo una telefonata del suo segretario nazionale, al presidente
della Provincia, Nicola Zingaretti, di rendersi disponibile a correre
per la Pisana, la sede della Regione, dopo le vicende disastrose che
hanno spazzato via la giunta Polverini, ma creato un malessere
democratico che va molto oltre.
La cosa colpisce anche perché Zingaretti si era appena candidato a
sindaco, definito per altro da alcuni come espressione di una sorta di
coalizione oltre i partiti. In realtà la candidatura del presidente
della Provincia era in pectoris da tanto tempo ma più che in un
confronto con la città aveva vissuto nei lavorii politici del dietro le
quinte. Al punto che quando erano state avanzate proposte di candidature
autorevoli, come quella di Sandro Medici, e richieste di discussioni
ampie e partecipate sulla città, come quelle avanzate da appelli di
movimenti ed intellettuali, ben pochi avevano raccolto il bisogno di
discutere.
Nella mancanza di discussione pubblica pesa molto la pretesa dei
partiti di sequestrare in sé le decisioni. Ma pesa anche quella che a me
sembra una certa subalternità di alcuni movimenti che in altre fasi
hanno giocato invece un ruolo di autonomia. E pesa la tendenza di alcuni
a considerare centrale il mettersi d’accordo preventivamente con chi si
pensa debba vincere, si chiami Marrazzo, Bonino o ora Zingaretti.
Gli esiti assai poco felici li abbiamo conosciuti. Io ad esempio
della vicenda Rutelli candidato a Sindaco nel 2008 che sostenni, ho
tratto una lezione che mi ha portato a rimettere del tutto in
discussione qualsivoglia comportamento politicista! Di discutere c’è
dunque molto bisogno se pensiamo che le vittorie delle destre di
Alemanno e della Polverini sono arrivate anche per i troppi errori e
fallimenti anche del cosiddetto centrosinistra e delle sue
amministrazioni. E che la situazione oggi è assai più dura e pericolosa
visto che le politiche di tagli radicali imposte dalla austerità europea
e dalle sue tecnocrazie e attuate dal governo Monti e non rimesse in
discussione neanche da molti del centrosinistra che si candida al
prossimo governo.
A proposito di governo Monti e del suo dopo, come non ” pensar male ”
se molti dicono che, ora che Zingaretti va alla Regione, sarà candidato
a sindaco un suo ministro, Riccardi, uomo gradito all’Udc e alla
Chiesa? No questi giochini da Roma-Lazio, per giunta combinata a
tavolino, non vanno proprio. Mi pare che siano sempre di più quelli che,
come anche io penso, ritengano che serva una netta discontinuità si con
il centrodestra ma anche con il cosiddetto centrosinistra. Metodi
nuovi, uomini, e soprattutto donne nuove, alleanze costruite non a
tavolino ma nelle pratiche concrete. Altrimenti pure se si vincono le
elezioni, ma spesso le si perde, poi non si cambia niente.
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