“Siamo lavoratrici e lavoratori, delegati e
delegate, precari e disoccupati, militanti di diverse storie,
esperienze, organizzazioni e movimenti. E riteniamo nostro dovere oggi
lanciare un appello per discutere e decidere tutti insieme come agire,
perché non possiamo più continuare così”.
E’ stata fissata al 26 maggio a Roma (9.30 Teatro Ambra Jovinelli) l’assemblea nazionale rappresentanti sindacali autoconvocati
Rsu e delegati di tantissime aziende private e amministrazioni pubbliche hanno pubblicato un Appello
che partendo dalla difficilissima fase in cui si trova oggi il lavoro e
il non lavoro nel nostro paese, promuove un percorso che potrà arrivare
sino allo sciopero generale.
“Negli ultimi mesi e ancora oggi assistiamo a una devastazione
sociale senza precedenti. Con la copertura dello spread e con il
sostegno delle banche e della Confindustria, il governo ha divorato anni
e anni di conquiste e diritti”, si legge nel testo dell’Appello.
La pensione a 70 anni, la tassazione iniqua sul lavoro e sulle
pensioni, la disastrosa situazione che si abbatte su tutti i lavoratori,
sui giovani, sulle donne, sui disoccupati e sui migranti, la precarietà
a la disoccupazione sempre più estese, le privatizzazioni, una
condizione di lavoro e di vita sempre più esposta al ricatto,
all’autoritarismo, all’incertezza e alla povertà. E ora, a tutto questo
si aggiunge la controriforma del lavoro, con la cancellazione
sostanziale della tutela dell’articolo 18 contro i licenziamenti,
mentre, anche nel pubblico impiego e nella scuola, si moltiplicano le
minacce esplicite di espulsioni di massa. Si tratta di una serie di
colpi violenti che si vuole assestare a ciò che resta del potere
contrattuale, dei diritti e della capacità di lotta del mondo del
lavoro. La libertà di licenziamento significa la precarizzazione finale
di tutto il mondo del lavoro e il via libera alle discriminazioni (da
quelle politiche e sindacali a quelle contro le donne o per orientamento
sessuale); è il ricatto più grave nei confronti di chi dissente e lotta
in ogni luogo di lavoro.
Tutto questo finora è potuto avvenire anche per la debolezza, la
complicità e i cedimenti del sindacalismo confederale (non ultimo con la
firma di Cgil, Cisl e Uil sul patto per la gestione degli esuberi nel
pubblico impiego). All’aggressione padronale e governativa non è stata
contrapposta alcuna piattaforma unificante, che sia in grado, tra
l’altro, di ricomporre, attorno al mondo del lavoro anche le lotte sui
beni comuni, le lotte degli studenti e dei migranti. I lavoratori sono
stati privati di ogni possibilità di discutere e decidere. La democrazia
e le libertà sindacali sono ridotte ormai a un ricordo del passato. Le
reazioni generose ma parziali di categorie, organizzazioni, rsu e
delegati di numerose aziende private e realtà del pubblico impiego,
nell’ambito sia del sindacalismo confederale, sia di quello di base, non
sono riuscite a invertire la tendenza negativa.
Per tutte queste ragioni e per ripartire unitariamente ma dal basso
riteniamo necessario costruire un’assemblea del mondo del lavoro, più o
meno precario che sia, aperta a tutte e tutti coloro che, senza mettere
in discussione le proprie collocazioni e le proprie appartenenze,
vogliono oggi liberamente discutere su come mobilitarsi per costruire
una risposta all’offensiva che stiamo subendo, fino ad uno sciopero
generale che fermi il paese.
Vogliamo discutere su come difendere ed estendere l’articolo 18 e su
come accompagnare questa lotta con la richiesta di un reddito
generalizzato che tuteli dalla disoccupazione e dalla precarizzazione,
contro la mancanza di lavoro. Vogliamo mettere in campo una risposta
alla devastazione sociale sui diritti, anche più elementari, sulla casa,
sulla sanità, sui servizi, sui beni comuni, sull'occupazione, sulle
politiche dei migranti e sulle pensioni. Diciamo no all’Imu sulla prima
casa e a tutto il sistema di tassazione che oggi colpisce prima di tutto
i poveri, il lavoro dipendente, i pensionati. Chiediamo una radicale
revisione delle politiche fiscali che colpisca quel 10% della
popolazione che detiene la maggioranza della ricchezza del paese.
Vogliamo mettere in discussione i vincoli e gli accordi dettati dalla
Bce, che ci legano alla finanza e alla speculazione italiana, europea e
internazionale. Diciamo no al Governo Monti ed alle politiche dei
ministri Passera e Fornero. Vogliamo democrazia e diritti e per questo
dobbiamo rimetterci in movimento”.
Invitiamo lavoratrici, lavoratori, delegati, Rsu e Rsa, rappresentanti
dei movimenti dei precari e dei senza lavoro, della difesa del
territorio e dei beni comuni a sottoscrivere questo appello e a
ritrovarci tutti e tutte in una libera assemblea il giorno 26 maggio,
alle ore 9,30 a Roma, al Teatro Ambra Jovinelli.
E invitiamo a fare altrettanto anche quei dirigenti sindacali, di qualunque sigla essi siano, che condividono queste nostre stesse preoccupazioni.
E invitiamo a fare altrettanto anche quei dirigenti sindacali, di qualunque sigla essi siano, che condividono queste nostre stesse preoccupazioni.
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