L'avanzare inesorabile di una crisi sistemica del capitalismo che fa
sentire sempre più forte in Occidente i suoi morsi, determinando
maggiori disparità, povertà e aumento della disoccupazione, ha messo
seriamente in discussione quel sistema imperniato sulla dittatura del
capitale finanziario che per oltre vent'anni ci è stato presentato come
ineluttabile.
L'avanzare inesorabile di una crisi sistemica del capitalismo che fa
sentire sempre più forte in Occidente i suoi morsi, determinando
maggiori disparità, povertà e aumento della disoccupazione, ha messo
seriamente in discussione quel sistema imperniato sulla dittatura del
capitale finanziario che per oltre vent'anni ci è stato presentato come
ineluttabile.
Un pensiero penetrato in maniera profonda anche a sinistra, in certi
settori dove politiche di segno maggiormente orientato in senso
neoliberista sono state spesso portate avanti, con una furia tutta
ideologica verso il keynesismo e lo stato sociale, in primis dai partiti
socialisti ed affini alleati. Infatti, ogni qualvolta si è andati a
manomettere tutele sociali, diritti sul posto di lavoro, pensioni, lo si
è fatto appellandosi al necessario bisogno, impellente e improrogabile,
di attuare le “riforme”. Dove per riforma era da intendersi la
cancellazione di un diritto conquistato. Spesso dopo anni di lotte molto
dure. Insomma, la lotta di classe dal versante dei padroni.
Tali politiche classiste, hanno colpito con durezza la classe
lavoratrice, acuito le contraddizioni sistemiche e aperto uno spazio
politico immenso a sinistra. Come hanno dimostrato le elezioni francesi
in parte e quelle greche, nell'epicentro della crisi economica e
finanziaria in maniera plastica. In entrambi i casi la sinistra radicale
e comunista ha ottenuto ragguardevoli risultati.
In Francia la sinistra d'alternativa, riunita sotto le insegne del
Front de Gauche – coalizione comprendente il Partito Comunista Francese,
il Partito della Sinistra e movimenti ambientalisti ed anticapitalisti
riuniti sotto la sigla della Federazione per un'Alternativa Sociale ed
Ecologica – ha adottato un programma di netta rottura con i dettami
ultraliberisti “dell'abbietta trojka” da cui non si discostano,
sostanzialmente, i partiti socialisti “riformisti” d'Europa.
Programma imperniato sul rilancio del concetto di uguaglianza
ritenuto dirimente a sinistra, che prevede, riassumendo in pochi punti:
una «Costituente per la VI Repubblica», la «fine dei privilegi del
capitale», il salario minimo a 1700 euro, tassazione al 100% per i
redditi superiori ai 360000 euro, età pensionabile fissata a 60 anni, un
massicciopiano di assunzioni nella funzione pubblica, nazionalizzazione
delle grandi banche al fine
di fondare un polo bancario - finanziario pubblico, la difesa
dell'ambiente e dei beni comuni come acqua ed energia. Misure che
costrinsero lo stesso presidente eletto Hollande, incalzato a sinistra, a
rivedere alcuni suoi punti programmatici.
In Grecia Siryza, la coalizione comprendente soggetti socialisti
radicali, ambientalisti e comunisti, si appresta a diventare il primo
partito con un programma ancora più di rottura col liberismo rispetto al
Front de Gauche. La formazione di Tsipras propone: un audit sul debito
con rinegoziazione di interessi e pagamenti; riforma della Bce;
nazionalizzazione del sistema bancario e delle aziende pubbliche
privatizzate; lotta alla precarietà; aumento dell’imposta sul reddito al
75% per tutti i redditi al di sopra di mezzo milione di euro l’anno;
ritiro delle truppe dagli scenari di guerra e uscita dalla Nato; aumento
dei sussidi per disoccupati e del salario minimo; depenalizzazione del
consumo delle droghe. Per citare alcuni punti, che ben rendono l'idea,
del netto programma antiliberista con sfumature anticapitaliste, della
formazione greca che potrebbe guidare il prossimo governo ellenico.
In Italia, dove la sinistra non gode affatto di buona salute ed
urgono misure concrete per alleviare le sofferenze delle classi sociali
più deboli maggiormente colpite dalla crisi e su cui sono stati
scaricati i costi, sarebbe lecito aspettarsi un'evoluzione in tal senso
delle formazioni collocate alla sinistra del Partito Democratico. Invece
abbiamo la Federazione della Sinistra (Rifondazione Comunista,
Comunisti Italiani, Socialismo 2000 e Lavoro e Società) a richiedere
sostanzialmente in solitudine l'avvio di un percorso che porti alla
costruzione di una sinistra d'alternativa e di contrasto al liberismo,
dunque autonoma dal Partito Democratico che sostiene il governo Monti
anche nel nostro paese. Mentre altre forze come Italia dei Valori e
Sinistra Ecologia e Libertà di Vendola continuano ad appellarsi a
formule ormai desuete e superate come il centrosinistra, oppure il
fantomatico nuovo Ulivo che sarebbe rappresentato nella ormai
celeberrima foto di Vasto, senza escludere l'apertura a forze centriste.
Un'alleanza che non avrebbe forza, probabilmente nemmeno volontà di
operare una rottura netta con le politiche di austerità che sta portando
avanti in maniera pervicace il governo tecnico. Senza alcuna visione
organica di una società ridotta allo stremo, da trasformare. Una
politica pavida ridotta a mera governance. Accettazione supina delle
stato di cose attuali.
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