giovedì 31 maggio 2012

In Europa avanzano le sinistre radicali e comuniste. In Italia si discute ancora di centrosinistra

L'avanzare inesorabile di una crisi sistemica del capitalismo che fa sentire sempre più forte in Occidente i suoi morsi, determinando maggiori disparità, povertà e aumento della disoccupazione, ha messo seriamente in discussione quel sistema imperniato sulla dittatura del capitale finanziario che per oltre vent'anni ci è stato presentato come ineluttabile.

L'avanzare inesorabile di una crisi sistemica del capitalismo che fa sentire sempre più forte in Occidente i suoi morsi, determinando maggiori disparità, povertà e aumento della disoccupazione, ha messo seriamente in discussione quel sistema imperniato sulla dittatura del capitale finanziario che per oltre vent'anni ci è stato presentato come ineluttabile.

Un pensiero penetrato in maniera profonda anche a sinistra, in certi settori dove politiche di segno maggiormente orientato in senso neoliberista sono state spesso portate avanti, con una furia tutta ideologica verso il keynesismo e lo stato sociale, in primis dai partiti socialisti ed affini alleati. Infatti, ogni qualvolta si è andati a manomettere tutele sociali, diritti sul posto di lavoro, pensioni, lo si è fatto appellandosi al necessario bisogno, impellente e improrogabile, di attuare le “riforme”. Dove per riforma era da intendersi la cancellazione di un diritto conquistato. Spesso dopo anni di lotte molto dure. Insomma, la lotta di classe dal versante dei padroni.
Tali politiche classiste, hanno colpito con durezza la classe lavoratrice, acuito le contraddizioni sistemiche e aperto uno spazio politico immenso a sinistra. Come hanno dimostrato le elezioni francesi in parte e quelle greche, nell'epicentro della crisi economica e finanziaria in maniera plastica. In entrambi i casi la sinistra radicale e comunista ha ottenuto ragguardevoli risultati.
In Francia la sinistra d'alternativa, riunita sotto le insegne del Front de Gauche – coalizione comprendente il Partito Comunista Francese, il Partito della Sinistra e movimenti ambientalisti ed anticapitalisti riuniti sotto la sigla della Federazione per un'Alternativa Sociale ed Ecologica – ha adottato un programma di netta rottura con i dettami ultraliberisti “dell'abbietta trojka” da cui non si discostano, sostanzialmente, i partiti socialisti “riformisti” d'Europa.
Programma imperniato sul rilancio del concetto di uguaglianza ritenuto dirimente a sinistra, che prevede, riassumendo in pochi punti: una «Costituente per la VI Repubblica», la «fine dei privilegi del capitale», il salario minimo a 1700 euro, tassazione al 100% per i redditi superiori ai 360000 euro, età pensionabile fissata a 60 anni, un massicciopiano di assunzioni nella funzione pubblica, nazionalizzazione delle grandi banche al fine 
di fondare un polo bancario - finanziario pubblico, la difesa dell'ambiente e dei beni comuni come acqua ed energia. Misure che costrinsero lo stesso presidente eletto Hollande, incalzato a sinistra, a rivedere alcuni suoi punti programmatici. 
In Grecia Siryza, la coalizione comprendente soggetti socialisti radicali, ambientalisti e comunisti, si appresta a diventare il primo partito con un programma ancora più di rottura col liberismo rispetto al Front de Gauche. La formazione di Tsipras propone: un audit sul debito con rinegoziazione di interessi e pagamenti; riforma della Bce; nazionalizzazione del sistema bancario e delle aziende pubbliche privatizzate; lotta alla precarietà; aumento dell’imposta sul reddito al 75% per tutti i redditi al di sopra di mezzo milione di euro l’anno; ritiro delle truppe dagli scenari di guerra e uscita dalla Nato; aumento dei sussidi per disoccupati e del salario minimo; depenalizzazione del consumo delle droghe. Per citare alcuni punti, che ben rendono l'idea, del netto programma antiliberista con sfumature anticapitaliste, della formazione greca che potrebbe guidare il prossimo governo ellenico.
In Italia, dove la sinistra non gode affatto di buona salute ed urgono misure concrete per alleviare le sofferenze delle classi sociali più deboli maggiormente colpite dalla crisi e su cui sono stati scaricati i costi, sarebbe lecito aspettarsi un'evoluzione in tal senso delle formazioni collocate alla sinistra del Partito Democratico. Invece abbiamo la Federazione della Sinistra (Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Socialismo 2000 e Lavoro e Società) a richiedere sostanzialmente in solitudine l'avvio di un percorso che porti alla costruzione di una sinistra d'alternativa e di contrasto al liberismo, dunque autonoma dal Partito Democratico che sostiene il governo Monti anche nel nostro paese. Mentre altre forze come Italia dei Valori e Sinistra Ecologia e Libertà di Vendola continuano ad appellarsi a formule ormai desuete e superate come il centrosinistra, oppure il fantomatico nuovo Ulivo che sarebbe rappresentato nella ormai celeberrima foto di Vasto, senza escludere l'apertura a forze centriste.
Un'alleanza che non avrebbe forza, probabilmente nemmeno volontà di operare una rottura netta con le politiche di austerità che sta portando avanti in maniera pervicace il governo tecnico. Senza alcuna visione organica di una società ridotta allo stremo, da trasformare. Una politica pavida ridotta a mera governance. Accettazione supina delle stato di cose attuali.

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