Periodici e inutili “assalti” elettorali hanno tentato di
disarcionare gli “eretici” di Avigliana. Problema: centrodestra e
centrosinistra marciavano in ordine sparso. Oggi, invece – ed ecco la grande novità del fatidico 2012 – Pd
e Pdl scommettono insieme sulla caduta degli eredi dell’antica Piazza
Pulita. Sembrano normali elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale,
ma non lo sono: perché in palio, insieme al premio simbolico della
poltrona di sindaco, c’è l’indipendenza politica della valle di Susa
di fronte alla minaccia della Torino-Lione, il “mostro” che avanza tra
reticolati e lacrimogeni, senza mai uno straccio di spiegazione. Mario
Monti e Giorgio Napolitano si sono semplicemente rifiutati di rispondere
all’appello di 150 docenti e tecnici dell’università italiana, evitando
così di entrare nel merito delle elementari questioni sollevate: costi,
convenienza, utilità strategica, infiltrazioni mafiose, impatto
ambientale, grandi pericoli per la salute. Domande imbarazzanti? E
allora, per l’establishment, niente di meglio che togliere di mezzo chi
le pone, conquistando anche Avigliana, per via elettorale: obiettivo,
“addomesticare” il più importante Comune della valle.
A prima vista, sembra una qualsiasi campagna elettorale locale, di
rango comunale. Non lo è, se è vero che scomoda nientemeno che Nichi
Vendola, accanto all’altro leader nazionale impegnato nella contesa,
Beppe Grillo. Due pesi massimi, in difesa di una cittadina di nemmeno
quindicimila abitanti? Ebbene sì: perché il Comune in questione è
Avigliana, dinamico capoluogo produttivo della valle di Susa
“ribelle”, a metà strada fra Torino e le Alpi. Vent’anni fa, quando
l’epopea No-Tav era alle primissime battute, ancora lontana dall’attuale
dimensione popolare, Avigliana punì il “partito trasversale degli
affari” premiando una lista di outsider, dal nome inequivocabile: Piazza
Pulita. Da allora, la “dinastia” della trasparenza ha sfornato
sindaci-contro. Ultimo esponente Carla Mattioli, nel 2005 in prima linea
sulle barricate della storica rivolta pacifica che costrinse il governo
a sospendere il progetto Torino-Lione, rivelando all’Italia la
profetica “resistenza” della valle di Susa, avamposto della Grande Crisi.
Insieme alla Comunità Montana, presieduta da Sandro Plano – ex sindaco di Susa iscritto al Pd,
“dissidente” in quanto No-Tav e perennemente minacciato di espulsione
dal partito – il Comune di Avigliana resta il maggior caposaldo
istituzionale valsusino. L’irriducibile avversione alla Torino-Lione
disturba i manovratori torinesi, il cui sogno è il commissariamento
definitivo della valle e la sua “normalizzazione”, mediante
l’occupazione anche politica
delle istituzioni-simbolo. Furono proprio i sindaci schierati in fascia
tricolore, nel 2005, a indurre il governo a non abusare dei reparti
antisommossa. Per contro, la successiva e parziale ritirata delle
autorità locali – di fronte alle ambigue “prove di dialogo” tentate,
senza successo, dall’Osservatorio di Mario Virano – ha finito per
consentire al mainstream di presentare a lungo la protesta
No-Tav come una ordinaria questione di ordine pubblico, come se – a
monte – non ci fosse lo scandalo della Torino-Lione. Il progetto più
pazzo d’Italia resta un oggetto misterioso: una maxi-opera devastante,
finanziariamente suicida e completamente inutile, mandata avanti a
qualsiasi costo – si teme – solo per intascare il “bottino” dei
finanziamenti europei, sufficienti peraltro ad aprire soltanto
i primi cantieri, sulle aree conquistate il 27 giugno 2011 manu
militari, con l’uso della forza, strappandole agli abitanti.
Si scrive Avigliana, si legge Italia: se dietro le quinte, oltre le
maschere della vita pubblica locale, si muovono gli uomini di Piero
Fassino, di concerto con lo stato maggiore del Pdl piemontese,
dall’altra parte della barricata “resistono” gli eredi di una singolare
rivoluzione civica, antesignana degli attuali “Comuni Virtuosi”.
Isolati, ma non troppo: con la lista “Avigliana città aperta”, a dar
manforte all’ennesimo candidato dalla faccia pulita, il popolarissimo
insegnante Angelo Patrizio, si mobilitano direttamente Nichi Vendola e
Beppe Grillo, a disegnare una nuova possibile frontiera, un argine di
volenterosi per provare a salvare l’Italia che affonda. Sul fronte
opposto, quello dei cosiddetti poteri forti, l’affabile Aristide Sada –
cavallo di razza e figlio di Gioachino, antico mentore di Piero Fassino e
Sergio Chiamparino – sfodera lo slogan “Grande Avigliana”, che
fotocopia il claim “Gran Torino” della campagna fassiniana, promettendo “nuove convergenze per prospettive condivise”.
Piaceranno, quelle “nuove convergenze”, ai cittadini di Avigliana che
vedono trasformato il proprio Comune in una sorta di campo di
battaglia, nella pluridecennale “guerra fredda” pro o contro la
Torino-Lione? Un incubo, che non accenna a dileguarsi neppure in piena
emergenza-debito, sconcertando economisti e intellettuali: don Ciotti
chiede che la grande opera venga almeno discussa, Roberto Saviano
sostiene che lo Stato non è in grado di vigilare sulle infiltrazioni
della ‘ndrangheta nei cantieri, ma il “governo dei banchieri” tace su
tutto. Di “rigore” si può morire, e la malattia più grave resta
l’inaudita diserzione della politica,
così spesso ridotta a comitato d’affari al riparo del commissario
tecnico di turno. Riscrivere le regole? Primo: non calpestare i
cittadini. E’ quello che chiede da vent’anni la valle di Susa,
divenuta – Avigliana in testa – un cruciale laboratorio politico. In
fondo, l’ultima istituzione rimasta davvero al cittadino è il Comune:
archiviata la propaganda bugiarda e decrepita del marketing nazionale –
con destra e sinistra ormai unite, all’ombra di Mario Monti – i valori
che oggi tornano in campo evocano parole antiche, come legalità e
trasparenza: la piena sovranità di istituzioni credibili, verso la
riconquista popolare di un bene supremo, chiamato democrazia.
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