Le
ultime elezioni svoltesi in alcuni Paesi europei modificano
significativamente il quadro della sinistra alternativa, rafforzando
alcune esperienze politiche mentre altre perdono terreno. Con la crisi
della sinistra comunista italiana che ha portato alla scomparsa del PRC e
del PdCI dal parlamento e la spaccatura intervenuta in Rifondazione
Comunista dalla quale è nato il partito di Niki Vendola, il baricentro
si era spostato verso la Germania. La nascita della Linke, frutto della
fusione del Partito del Socialismo Democratico, erede profondamente
rinnovato del partito unico che dominava la defunta Repubblica
Democratica e Tedesca , con una piccola forza emerza nella parte ovest
del Paese, composta da sindacalisti e socialdemocratici dissidenti
contrari alla svolta centrista dell'SPD, che aveva raccolto oltre 5
milioni di voti pari a quasi il 12%, sembrava aprire la strada
all'egemonia tedesca sulla sinistra anticapitalista.
Come spesso accade in Italia, dove la disattenzione per quanto avviene fuori dai nostri confini è pari alla superficialità con la quale si adottano modelli politici astraendoli dal contesto nel quale operano, la Linke era diventata il parametro sul quale calibrare la ripresa della sinistra anticapitalista italiana, come in precedenza era stata Izquierda Unida, o su altri versanti ideologici il Partito Comunista greco (KKE) o il Nuovo Partito Anticapitalista francese.
Come spesso accade in Italia, dove la disattenzione per quanto avviene fuori dai nostri confini è pari alla superficialità con la quale si adottano modelli politici astraendoli dal contesto nel quale operano, la Linke era diventata il parametro sul quale calibrare la ripresa della sinistra anticapitalista italiana, come in precedenza era stata Izquierda Unida, o su altri versanti ideologici il Partito Comunista greco (KKE) o il Nuovo Partito Anticapitalista francese.
L'impatto
della crisi economica e sociale ha rimescolato le carte politiche ed
elettorali in Europa. Inizialmente sembrava che non vi fosse una
influenza significativa sulla sinistra alternativa, che continuava ad
attraversare una fase di stagnazione se non di crisi, mentre ne uscivano
rafforzate soprattutto tendenze di estrema destra revansciste e
xenofobe. Dopo le ultime elezioni che si sono tenute in Spagna, Francia e
Grecia non è più così.
In
Spagna, dopo una lunga fase di crisi e frammentazione, Izquierda Unida è
tornata a recuperare consensi avvicinandosi al 7% e raccogliendo
1.700.000 voti. Un incremento di ben 700.000 voti rispetto alle elezioni
precedenti. Questo successo è avvenuto dopo uno spostamento a sinistra
della maggioranza interna che ha ripreso un linguaggio più radicale sui
temi sociali e più nettamente distinto dalla sinistra moderata del PSOE.
Ha così potuto incrociare parte della rabbia causata dalla crisi
economica, in particolare quella espressa dal movimento giovanile degli
Indignados.
Nelle
recenti elezioni francesi, il Front de Gauche si è imposto come una
forza importante del panorama politico, raccogliendo al primo turno
4.000.000 di voti e superando l'11%. Per dare il senso pieno del
risultato ottenuto è bene ricordare che nelle presidenziali del 2007, il
PCF, di gran lunga la forza più importante tra quelle che hanno
costituito il Front aveva ottenuto 700.000 voti. Il PCF ha avuto il
coraggio di respingere i richiami ad un arroccamento settario, sia dando
vita alla coalizione unitaria della sinistra alternativa, sia
accettando la scelta di Melenchon come candidato presidente, pur
trattandosi di un leader politico molto lontano dalla propria storia
(prima trotskista "lambertista", la corrente più ostile ai comunisti,
poi socialista e infine fondatore di un piccolo partito ispirato alla
Linke tedesca). Le varie forze che hanno dato vita al Front de Gauche
hanno evitato di farsi stringere in un dibattito sulla costituzione o
meno di un nuovo partito per creare invece una coalizione fortemente
unitaria, pluralista e aperta ai movimenti sociali e non solo alle forze
politiche.
Il
terzo caso, ed anche il più clamoroso, è ovviamente quello delle
elezioni greche, dove il SYRIZA è diventato il secondo partito passando
da 300.000 ad un 1.000.000 di voti, pur avendo subito nel frattempo
un'importante scissione. Anche il SYRIZA, come il Front de Gauche e
Izquierda Unida è una coalizione di forze diverse, anche se il partito
di gran lunga dominante è il Synaspismos. Quest'ultimo nasce dalla
confluenza di due diverse correnti del comunismo greco. Quella di
lontana origine eurocomunista raggruppata inizialmente nel PC Greco
dell'Interno, e quella costituita dalla tendenza rinnovatrice sorta
all'interno del PC Greco (filosovietico) al momento del crollo
dell'URSS. Dopo molte difficoltà e tensioni il Synaspismos ha scelto un
profilo politico radicale aperto ai movimenti conflittuali ed ha dato
vita alla coalizione SYRIZA, alla quale partecipano anche gruppi
dell'estrema sinistra maoista e trotskista, ma aperto a settori
dissidenti del PASOK, vecchi e nuovi.
Queste
tre forze hanno raccolto complessivamente 6 milioni e 700.000 elettori
con una crescita, rispetto alle precedente analoghe scadenze elettorali,
di 4 milioni e 700.000 voti. Da sottolineare che queste forze sono
componenti e sono state fondatrici del Partito della Sinistra Europea.
I
percorsi elettorali non sono però né facili, né lineari come dimostra
la fase di difficoltà che sta attraversando la Linke tedesca. Nelle
elezioni politiche aveva ottenuto un successo straordinario superando i 5
milioni di voti e raggiungendo quasi il 12%. Gran parte di quel
successo era dovuto alla crisi della SPD , la quale pagava la politica
moderata e di coalizione con la destra democristiana. Oggi i
socialdemocratici si presentano con un profilo più autonomo e orientato a
sinistra, mentre dal canto suo la Linke soffre di una crisi di
leadership dovuta al ritiro in seconda fila dei suoi dirigenti più
popolari: Gregor Gysi e Oskar Lafontaine. Le ultime elezioni nei lander
della vecchia Germania federale sono state segnate da secche sconfitte
che hanno portato all'esclusione dai parlamenti regionali. La Linke,
come dimostrano i flussi elettorali registrati nelle elezioni di
domenica scorsa nel Nord Reno-Vestfalia, perde voti in misura eguale sia
verso la socialdemocrazia, decisamente rinvigorita dagli anni di
opposizione, che verso il nuovo partito dei pirati che intercetta
soprattutto la protesta giovanile. Per il partito tedesco sarà
importante riuscire a garantire la presenza parlamentare nelle elezioni
dell'anno prossimo, in presenza di una prevedibile polarizzazione tra la
destra di democristiani e liberali e il centro-sinistra di SPD e Verdi.
La
sinistra anticapitalista esce quindi complessivamente rafforzata ma in
modo diseguale, data la fase di difficoltà della Linke e la profonda
crisi nella quale continua a versare la sinistra anticapitalista
italiana che non è riuscita finora a far decollare realmente il progetto
della Federazione della Sinistra.
Altre
due dati che vanno segnalati perché potranno influenzare il dibattito
nella sinistra alternativa europea sono quelli relativi ai due maggiori
PC "ortodossi", quello greco e quello portoghese, e al Nuovo Partito
Anticapitalista francese. Entrambi rappresentano tentativi di costruire
poli ideologici nella sinistra europea che producono processi di
divisione e frammentazione.
Il
PC Portoghese e il PC Greco (il primo con una maggiore duttilità)
animano il tentativo di ricostruire una corrente politica neo- o
semi-stalinista. Particolarmente attivo in tal senso il partito greco
che sostiene piccoli partiti e gruppi ideologicamente affini, a
prescindere dalla loro effettiva consistenza numerica, come il PCPE in
Spagna, il "Partito Comunista" di Rizzo in Italia, alcuni gruppuscoli
francesi in polemica col PCF e ostili al Front de Gauche e così via.
Entrambi i partiti dispongono di una solida struttura organizzativa, di
un saldo insediamento sindacale, e di un forte seguito in settori operai
e popolari. Nessuno dei due si è però dimostrato in grado di espandere
in misura significativa il proprio consenso elettorale nonostante i
rispettivi Paesi siano stati duramente colpiti dalla crisi e dalle
politiche di austerità di impronta neoliberista.
Nelle
elezioni portoghesi dello scorso anni, il PC ha mantenuto invariato il
proprio consenso elettorale (appena sotto l'8%), un relativo successo
difensivo, ma che non gli ha permesso di raccogliere nessuno dei voti
persi dai socialisti e dal Blocco di Sinistra (complessivamente 13 punti
percentuali in meno). Dal canto suo il PC Greco ha migliorato di circa
un punto percentuale il suo seguito elettorale arrivando all'8,5%. Ma
questo dato si traduce in meno di 20.000 voti aggiuntivi, nonostante il
ruolo svolto nelle proteste degli ultimi anni attraverso il suo braccio
sindacale (il PAME). Questo modesto incremento va poi valutato in
relazione al calo registrato nelle circoscrizioni popolari di Atene e
del Pireo, ovvero le zone più colpite dalla crisi e al risultato ben più
consistente ottenuto nelle elezioni regionali del 2010 quando aveva
raccolto il 10,9%, più del doppio del SYRIZA. Si dovrà vedere ora se
questo stallo elettorale e politico porterà a rivedere le politiche
sempre più accentuatamente dogmatiche e settarie perseguite da questo
partito negli ultimi anni. In questa fase risulta inevitabilmente
indebolito il progetto di dividere e contrapporre su basi ideologiche la
sinistra alternativa europea.
Analogo
effetto potrà avere la sconfitta elettorale e la profonda crisi
politica dell'NPA francese, partito neo o post trotskista che si è
caratterizzato soprattutto per il rifiuto di perseguire politiche
unitarie a sinistra, a differenza di quanto auspicato dai comunisti e
dal Front de Gauche. La nascita dell'NPA doveva costituire un modello
per la formazioni di analoghi partiti in altre realtà e ad esso
guardavano in particolare gruppi affiliati alla Quarta internazionale
come l'italiana Sinistra Critica. La sconfitta dell'NPA da un lato e lo
stallo del KKE dall'altro dimostrano che progetti politici antiunitari
soffrono di una crisi di credibilità in una fase in cui la crisi
richiede anche risposte di breve e medio periodo e non solo prospettive
ideologiche piuttosto vaghe o poco attraenti.
Ora
la sinistra alternativa europea dovrebbe lavorare per avvicinare i
diversi progetti nazionali, al di fuori di pretese di scoprire modelli
buoni per tutte le situazioni, elaborando elementi per un progetto
comune e delineando unitariamente una possibile uscita dalla crisi,
alternativa a quella liberista imposta finora della trojka UE-BCE-FMI
con costi umani e sociali sempre più pesanti.
Nessun commento:
Posta un commento
Di la tua