lunedì 21 maggio 2012

Cambia la mappa della sinistra anticapitalista europea di Franco Ferrari, http://nuovointernazionalismo.blogspot.it

Le ultime elezioni svoltesi in alcuni Paesi europei modificano significativamente il quadro della sinistra alternativa, rafforzando alcune esperienze politiche mentre altre perdono terreno. Con la crisi della sinistra comunista italiana che ha portato alla scomparsa del PRC e del PdCI dal parlamento e la spaccatura intervenuta in Rifondazione Comunista dalla quale è nato il partito di Niki Vendola, il baricentro si era spostato verso la Germania. La nascita della Linke, frutto della fusione del Partito del Socialismo Democratico, erede profondamente rinnovato del partito unico che dominava la defunta Repubblica Democratica e Tedesca , con una piccola forza emerza nella parte ovest del Paese, composta da sindacalisti  e socialdemocratici dissidenti contrari alla svolta centrista dell'SPD, che aveva raccolto oltre 5 milioni di voti pari a quasi il 12%, sembrava aprire la strada all'egemonia tedesca sulla sinistra anticapitalista.
Come spesso accade in Italia, dove la disattenzione per quanto avviene fuori dai nostri confini è pari alla superficialità con la quale si adottano modelli politici astraendoli dal contesto nel quale operano, la Linke era diventata il parametro sul quale calibrare la ripresa della sinistra anticapitalista italiana, come in precedenza era stata Izquierda Unida, o su altri versanti ideologici il Partito Comunista greco (KKE) o il Nuovo Partito Anticapitalista francese.
L'impatto della crisi economica e sociale ha rimescolato le carte politiche ed elettorali in Europa. Inizialmente sembrava che non vi fosse una influenza significativa sulla sinistra alternativa, che continuava ad attraversare una fase di stagnazione se non di crisi, mentre ne uscivano rafforzate soprattutto tendenze di estrema destra revansciste e xenofobe. Dopo le ultime elezioni che si sono tenute in Spagna, Francia e Grecia non è più così.
In Spagna, dopo una lunga fase di crisi e frammentazione, Izquierda Unida è tornata a recuperare consensi avvicinandosi al 7% e raccogliendo 1.700.000 voti. Un incremento di ben 700.000 voti rispetto alle elezioni precedenti. Questo successo è avvenuto dopo uno spostamento a sinistra della maggioranza interna che ha ripreso un linguaggio più radicale sui temi sociali e più nettamente distinto dalla sinistra moderata del PSOE. Ha così potuto incrociare parte della rabbia causata dalla crisi economica, in particolare quella espressa dal movimento giovanile degli Indignados.
Nelle recenti elezioni francesi, il Front de Gauche si è imposto come una forza importante del panorama politico, raccogliendo al primo turno 4.000.000 di voti e superando l'11%. Per dare il senso pieno del risultato ottenuto è bene ricordare che nelle presidenziali del 2007, il PCF, di gran lunga la forza più importante tra quelle che hanno costituito il Front aveva ottenuto 700.000 voti. Il PCF ha avuto il coraggio di respingere i richiami ad un arroccamento settario, sia dando vita alla coalizione unitaria della sinistra alternativa, sia accettando la scelta di Melenchon come candidato presidente, pur trattandosi di un leader politico molto lontano dalla propria storia (prima trotskista "lambertista", la corrente più ostile ai comunisti, poi socialista e infine fondatore di un piccolo partito ispirato alla Linke tedesca). Le varie forze che hanno dato vita al Front de Gauche hanno evitato di farsi stringere in un dibattito sulla costituzione o meno di un nuovo partito per creare invece una coalizione fortemente unitaria, pluralista e aperta ai movimenti sociali e non solo alle forze politiche.
Il terzo caso, ed anche il più clamoroso, è ovviamente quello delle elezioni greche, dove il SYRIZA è diventato il secondo partito passando da 300.000 ad un 1.000.000 di voti, pur avendo subito nel frattempo un'importante scissione. Anche il SYRIZA, come il Front de Gauche e Izquierda Unida è una coalizione di forze diverse, anche se il partito di gran lunga dominante è il Synaspismos. Quest'ultimo nasce dalla confluenza di due diverse correnti del comunismo greco. Quella di lontana origine eurocomunista raggruppata inizialmente nel PC Greco dell'Interno, e quella costituita dalla tendenza rinnovatrice sorta all'interno del PC Greco (filosovietico) al momento del crollo dell'URSS. Dopo molte difficoltà e tensioni il Synaspismos ha scelto un profilo politico radicale aperto ai movimenti conflittuali ed ha dato vita alla coalizione SYRIZA, alla quale partecipano anche gruppi dell'estrema sinistra maoista e trotskista, ma aperto  a settori dissidenti del PASOK, vecchi e nuovi.
Queste tre forze hanno raccolto complessivamente 6 milioni e 700.000 elettori con una crescita, rispetto alle precedente analoghe scadenze elettorali, di 4 milioni e 700.000 voti. Da sottolineare che queste forze sono componenti e sono state fondatrici del Partito della Sinistra Europea.
I percorsi elettorali non sono però né facili, né lineari come dimostra la fase di difficoltà che sta attraversando la Linke tedesca. Nelle elezioni politiche aveva ottenuto un successo straordinario superando i 5 milioni di voti e raggiungendo quasi il 12%. Gran parte di quel successo era dovuto alla crisi della SPD , la quale pagava la politica moderata e di coalizione con la destra democristiana. Oggi i socialdemocratici si presentano con un profilo più autonomo e orientato a sinistra, mentre dal canto suo la Linke soffre di una crisi di leadership dovuta al ritiro in seconda fila dei suoi dirigenti più popolari: Gregor Gysi e Oskar Lafontaine. Le ultime elezioni nei lander della vecchia Germania federale sono state segnate da secche sconfitte che hanno portato all'esclusione dai parlamenti regionali. La Linke, come dimostrano i flussi elettorali registrati nelle elezioni di domenica scorsa nel Nord Reno-Vestfalia, perde voti in misura eguale sia verso la socialdemocrazia, decisamente rinvigorita dagli anni di opposizione, che verso il nuovo partito dei pirati che intercetta soprattutto la protesta giovanile. Per il partito tedesco sarà importante riuscire a garantire la presenza parlamentare nelle elezioni dell'anno prossimo, in presenza di una prevedibile polarizzazione tra la destra di democristiani e liberali e il centro-sinistra di SPD e Verdi.
La sinistra anticapitalista esce quindi complessivamente rafforzata ma in modo diseguale, data la fase di difficoltà della Linke e la profonda crisi nella quale continua a versare la sinistra anticapitalista italiana che non è riuscita finora a far decollare realmente il progetto della Federazione della Sinistra.
Altre due dati che vanno segnalati perché potranno influenzare il dibattito nella sinistra alternativa europea sono quelli relativi ai due maggiori PC "ortodossi", quello greco e quello portoghese, e al Nuovo Partito Anticapitalista francese. Entrambi rappresentano tentativi di costruire poli ideologici nella sinistra europea che producono processi di divisione e frammentazione.
Il PC Portoghese e il PC Greco (il primo con una maggiore duttilità) animano il tentativo di ricostruire una corrente politica neo- o semi-stalinista. Particolarmente attivo in tal senso il partito greco che sostiene piccoli partiti e gruppi ideologicamente affini, a prescindere dalla loro effettiva consistenza numerica, come il PCPE in Spagna,  il "Partito Comunista" di Rizzo in Italia, alcuni gruppuscoli francesi in polemica col PCF e ostili al Front de Gauche e così via. Entrambi i partiti dispongono di una solida struttura organizzativa, di un saldo insediamento sindacale, e di un forte seguito in settori operai e popolari. Nessuno dei due si è però dimostrato in grado di espandere in misura significativa il proprio consenso elettorale nonostante i rispettivi Paesi siano stati duramente colpiti dalla crisi e dalle politiche di austerità di impronta neoliberista.
Nelle elezioni portoghesi dello scorso anni, il PC ha mantenuto invariato il proprio consenso elettorale (appena sotto l'8%), un relativo successo difensivo, ma che non gli ha permesso di raccogliere nessuno dei voti persi dai socialisti e dal Blocco di Sinistra (complessivamente 13 punti percentuali in meno). Dal canto suo il PC Greco ha migliorato di circa un punto percentuale il suo seguito elettorale arrivando all'8,5%. Ma questo dato si traduce in meno di 20.000 voti aggiuntivi, nonostante il ruolo svolto nelle proteste degli ultimi anni attraverso il suo braccio sindacale (il PAME). Questo modesto incremento va poi valutato in relazione al calo registrato nelle circoscrizioni popolari di Atene e del Pireo, ovvero le zone più colpite dalla crisi e al risultato ben più consistente ottenuto nelle elezioni regionali del 2010 quando aveva raccolto il 10,9%, più del doppio del SYRIZA. Si dovrà vedere ora se questo stallo elettorale e politico porterà a rivedere le politiche sempre più accentuatamente dogmatiche e settarie perseguite da questo partito negli ultimi anni. In questa fase risulta inevitabilmente indebolito il progetto di dividere e contrapporre su basi ideologiche la sinistra alternativa europea.
Analogo effetto potrà avere la sconfitta elettorale e la profonda crisi politica dell'NPA francese, partito neo o post trotskista che si è caratterizzato soprattutto per il rifiuto di perseguire politiche unitarie a sinistra, a differenza di quanto auspicato dai comunisti e dal Front de Gauche.  La nascita dell'NPA doveva costituire un modello per la formazioni di analoghi partiti in altre realtà e ad esso guardavano in particolare gruppi affiliati alla Quarta internazionale come l'italiana Sinistra Critica. La sconfitta dell'NPA da un lato e lo stallo del KKE dall'altro dimostrano che progetti politici antiunitari soffrono di una crisi di credibilità in una fase in cui la crisi richiede anche risposte di breve e medio periodo e non solo prospettive ideologiche piuttosto vaghe o poco attraenti.
Ora la sinistra alternativa europea dovrebbe lavorare per avvicinare i diversi progetti nazionali, al di fuori di pretese di scoprire modelli buoni per tutte le situazioni, elaborando elementi per un progetto comune e delineando unitariamente una possibile uscita dalla crisi, alternativa a quella liberista imposta finora della trojka UE-BCE-FMI con costi umani e sociali sempre più pesanti.

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