Vassili Primikiris fa parte della Segreteria esecutiva del
Comitato Centrale di Syriza, la coalizione della sinistra radicale che
oggi è il secondo partito politico in Grecia. Il giorno dopo i risultati
definitivi delle elezioni che hanno sconquassato il panorama politico
del Paese e alla vigilia di un momento topico del suo futuro ci racconta
le sue riflessioni
«Oggi c’è soprattutto un aria di incertezza. C’è stato un terremoto e
tutti i rapporti di forza sono stati capovolti. È saltato il
bipartitismo, il Pasok (partito socialista) e Nuova democrazia ( di
centro destra) non hanno più la maggioranza ed è il sistema bipolare non
esiste più. Una situazione straordinaria, la sinistra di alternativa è
il secondo partito. Domani, visto l’inevitabile insuccesso delle
consultazioni di Nuova Democrazia, passerà a noi il mandato per formare
un nuovo governo. Noi proporremo un governo di transizione a tutte le
forze progressiste contrarie alle politiche seguite finora ma
difficilmente ce ne saranno le condizioni. Fra pochi mesi andremo quasi
certamente ad elezioni, intanto oggi facciamo una riunione della
direzione del partito, anche per capire come gestire la nuova formazione
parlamentare. Abbiamo oltre 50 deputati, di provenienza diversa. Il
giorno dopo è sempre più complicato rispetto al giorno prima e il nostro
compito non è facile. Il nostro progetto politico è molto diverso da un
centro sinistra come quello italiano. Pensiamo che non sia possibile
governare con il Pasok che ha la maggiore responsabilità della crisi. La
social democrazia ha colpe enormi, noi crediamo in una alternativa di
sinistra più che in un centro sinistra».
Una posizione molto simile a quella della Federazione della Sinistra
«I progetti politici possibili sono 2: o un centro sinistra che a noi
è servita come esperienza da non ripetere per i disastri che ha causato
o la sinistra di alternativa. Il centro sinistra non ha portato aiuto e
benefici in paesi con un forte movimento operaio, anzi ha causato
disastri ai lavoratori. Così come è stato un disastro che non
dimentichiamo l’esperienza della guerra contro la Yugoslavia portata
avanti da D’Alema. Alle prossime elezioni noi chiederemo che si
rafforzino le sinistre, chiederemo al KKE di rivedere il proprio
settarismo e di lavorare per l’unità. Non possiamo continuare a subire
le politiche di austerità che danneggiano il mondo del lavoro in tutta
Europa».
L’informazione borghese in Italia parla di disastro e ormai dà per certa l’uscita della Grecia dalla zona euro
«Si tratta di minacce che ci sono state fatte direttamente fino
all’altro ieri. Qui non si tratta della moneta, la questione è politica
ed economica. Se ci sono danni per la classe operaia, se viene minato il
potere di acquisto dei lavoratori, se non si sostengono gli strati
sociali più deboli a che serve la sola moneta? Si stanno attaccando –
non solo in Grecia – le conquiste ottenute col sangue in tutti i paesi
europei. Non si possono conciliare la moneta unica e una comunità che
viaggia a diverse velocità, in cui chi è più ricco si arricchisce e chi è
più povero crolla. Aumenta il divario fra il nord e il sud dell’Europa
ed è legato alla perdita di capacità di acquisto. Sono fallite le
politiche neoliberiste ed il neoliberismo è il vero disastro. Il dilemma
è questo non fra euro e non euro».
Cosa pensate dei risultati in Francia?
«Possono creare speranza ma personalmente non mi fido molto dei
socialisti e della loro capacità di affrontare le politiche monetariste
della Merkel. A mio avviso i compagni del Front de gauche hanno
sbagliato nel mettere a disposizioni i propri voti dando carta bianca,
senza nessuna trattativa. Io spero che i socialisti riescano a fare
qualcosa ma anche che cambino i rapporti di forza. Da noi c’è stato un
terremoto, il 35% dei votanti ha scelto le forze della sinistra ma a
reagire è più del 50% della popolazione. Questo significa che non
possono continuare a colpire sempre i lavoratori».
Ma vi aspettavate questo risultato?
«Non in queste dimensioni. Pensavamo di raggiungere il 10%, forse il
13% ma non quello che è accaduto. Si sono capovolti i rapporti di forza
nella sinistra, anche rispetto al KKE. I nostri compagni devono
pensareora al dialogo e all’unità Quanto è accaduto non è importante
solo contro le crassi dominanti ma dentro l’intera sinistra».
Una richiesta di unità?
«Si, l’unità è l’unica vera alternativa che potrà portare ad un
cambiamento nel paese. Se la sinistra non coglie questo momento storico,
se fallisce, se non comprende il valore del sostegno giunto dalla
gente, saranno dolori per tutti».
Non hai parlato di Sinistra Democratica?
«Giusto, ha portato con se 19 deputati, la sua posizione gira attorno
ad un progetto di centro sinistra ma ormai sono obbligati a rapportarsi
con la sinistra. Con loro ci sono divergenze sia ideologiche che
politiche ma si andrà insieme. Diciamo che Sinistra Democratica
somiglia molto alla vostra SEL di Vendola mentre Syiriza è molto più
simile a Rifondazione e alla Federazione della Sinistra».
Preoccupante l’ingresso in parlamento di “Alba Dorata”, un partito chiaramente fascista.
«Il loro successo è responsabilità di tutti, compresa la sinistra. I
fascisti hanno cavalcato il problema dei lavoratori stranieri, hanno
utilizzato i cliché razzisti che in tempi di crisi funzionano sempre. Da
noi forze del genere sono però sempre stati presenti con percentuali
che andavano fra il 5% e il 6%. Ora è sparito il “Laos” altro partito di
destra che ha appoggiato il governo ed è stato sostituito da una forza
ancora più estremista. Con queste forze bisogna avere uno scontro
frontale, non è accettabile che cerchino sostegno nei quartieri dei
lavoratori, , non è possibile che tante persone si convincano che
alzando la mano nel saluto romano possano risolvere i propri problemi.
Si tratta di un problema grave che è presente anche in Francia e di cui
ci sentiamo anche noi responsabili, non dobbiamo abbassare la guardia e
dobbiamo imparare ad affrontarli. Credo che solo l’unità della sinistra
di alternativa possa costituire una risposta valida in prospettiva e
lavoreremo per questo».
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