Grande partecipazione, commossa e intensa, al
funerale laico dello scrittore bolognese. A salutarlo le musiche di
Mauro Pagani, dei Tetes de bois, degli Skiantos
La scena che rimarrà negli occhi per molto tempo è una sala di
cinquecento persone, con un il foglio in mano, a leggere il testo
dell'Internazionale di Fortini. E a cantarla a voce alta. Stefano
Tassinari è stato salutato così. Lui, che ha passato una vita ad
allestire performances teatrali ha fatto "recitare" anche gli amici e i
compagni accorsi al suo funerale.
C'era gran parte della Bologna "rossa", quella rossa davvero, ieri
alla Sala d'Ercole di Palazzo d'Accursio, la sala più bella sotto lo
sguardo benevolo del semidio Ercole a sorvegliare la bara coperta dagli
"amori" dello scrittore ferrarese: la bandiera della Spal, quella
dell'Inter, le bandiere politiche della sua vita, Dp, Rifondazione
comunista e una di Lotta continua a sostituire quella, introvabile, di
Avanguardia operaia. Alla fine, Pino Cacucci porterà anche la bandiera
sandinista, ricordo del viaggio in Nicaragua e dell'amore per quella
rivoluzione. E sarà proprio Cacucci a leggere una delle testimonianze
che hanno accompagnato Stefano per l'ultimo addio: il testamento di
Trotzky con quel "la vita è bella, possano le generazioni future
liberarla di ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo
splendore". Ci sarà poi la poesia di Claudio Lolli, "Tas", scritta nel
2004, la lettera di Alberto Bertoni del 2007 e poi uno splendido
ritratto di Angelo Ferracuti apparso sul manifesto del 15 settembre
2011.
Ma a "vegliare" Stefano per l'ultima volta è stata soprattutto la
musica. Dal chitarrista degli Skiantos, Dandy Bestia, ai Tetes des bois,
alla fisarmonica di Riccardo Tesi, fino alla voce, arrivata in
extremis, eterea e intensa di Mauro Pagani. Un saluto commovente e
insieme allegro che ha scaldato l'atmosfera già ricca di una
partecipazione numerosa e qualificata. Fino all'intervento del sindaco
di Bologna, Virginio Merola, che ha ricordato il lavoro politico e
culturale di Tassinari e soprattutto la decisione del municipio di
assegnargli, finalmente dopo tagli alle sue iniziative culturali, il
"Nettuno d'oro", riconoscimento al cittadino bolognese che più si è
distinto nel campo culturale. E accanto a lui tutta la sinistra
cittadina in ogni sua accezione e forma.
A unire il filo dei ricordi e dei commenti della giornata un solo
concetto: "Lascia un vuoto, un cratere". Lascia il buco di un contatto
costante e multiforme tra le varie anime culturali della città, gli
scrittori in primo luogo, ma anche i musicisti, gli attori e tante altre
figure spurie. Un insostituibile, anzi come ricorda ancora Pino
Cacucci, citando Brecht, "un indispensabile" perché ha lottato tutta la
vita. Ieri Bologna se n'è accorta improvvisamente e, speriamo, non lo
dimenticherà facilmente.
Già domenica 13, Stefano sarà ricordato durante la presentazione del
recentissimo “Lavoro vivo" (edizioni Alegre) che lui aveva ideato e
promosso assieme alla Fiom, che oggi ha rispettato un minuto di silenzio
durante il suo direttivo nazionale in corso a Montesilvano. Anche
Letteraria, la sua rivista, lo ricorderà a Roma, dal 23 al 25 maggio,
nell'ambito del Festival della letteratura sociale alla Sapienza.
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