lunedì 28 maggio 2012

A TORINO QUELLI DI VASTO VENDERANNO TUTTO di MAURIZIO PAGLIASOTTI*


Rimanere senza parole al mattino, appena svegli, con la fetta di pane e marmellata incastrata dentro la bocca. Accade a Torino, nella palla di cristallo che racconta la magnifica Italia che sarà dal marzo 2013.
Apri il giornale e trovi una dimostrazione plastica della marmellata all’opera, da intendersi come il partito del potere che venti anni amministra questa città: con risultati disastrosi. In un’intervista raccolta da Paolo Griseri, tale Lo Russo, capogruppo Pd in Comune, sostiene che la città avrà una fase “salva Torino e poi una successiva cresci Torino”. I democratici torinesi sono così contenti di Monti e dei suoi straordinari risultati che fanno proprio il linguaggio di una politica nazionale rivelatasi apprezzata e soprattutto vincente.
Il consigliere Lo Russo, povero, i capi della marmellata ormai non ci mettono nemmeno più la faccia e mandano avanti le seconde linee, ammette che i conti sono sempre più sballati e la città rischia perché forse sforerà nuovamente il patto di stabilità.
Poi arriva il capolavoro: nella stessa intervista sostiene relativamente all’assessore al bilancio Passoni: “E' lui che ha guidato le politiche di bilancio dell'amministrazione negli ultimi sette anni e non abbiamo motivo per ritenere che anche questa volta non abbia fatto i conti in modo impeccabile.” E poche righe sotto, l’incredibile rovesciata volante: “Direi che abbiamo ereditato una situazione non proprio semplice e la responsabilità di trovare una via d'uscita è sulle nostre spalle.” E’ il teatro dell’assurdo, oppure la cieca fiducia che i lettori torinesi siano dei cerebrolesi. Coloro che hanno ereditato la situazione difficile sono gli stessi che l’hanno creata, Lo Russo: la marmellata è quella da vent’anni. Il giornalista dimentica di far notare questo dettaglio. Ah, che belli i tempi in cui in val Susa i Notav facevano un pandemonio, e quelli sì potevi spianarli! Come dimentica anche di chiedere come mai coloro che hanno creato ed ereditato il disastro abbiano eletto il curatore fallimentare della città, Sergio Chiamparino, a capo della Compagnia di san Paolo, ovvero il primo azionista di Intesa Sanpaolo. L’ex sindaco è a capo di una fondazione bancaria (la più potente d’Italia), che non è un ente morale, che ha possibilità incisive sulla gestione di un debito che egli stesso ha creato. La città di Torino quindi non rischia il commissariamento: è già commissariata da Intesa Sanpaolo. Ovvero dagli stessi uomini della stessa banca (Fornero, Passera, Ciaccia) che hanno commissariato l’Italia. Che il governo commissari l’ex capitale dell’auto sarebbe quindi solo un passaggio ridondante.
Lo Russo poi racconta bene quale sia l’ideologia sottesa, torinese e nazionale, al piano di austerità voluto dalle varie amministrazioni marmellata locali e nazionali. Dice: “Quando ci si è indebitati sperando che lo sviluppo creato dagli investimenti alla fine li avrebbe ripagati. In parte questo è avvenuto ma non in modo sufficiente anche a causa della crisi. Così oggi ci troviamo il peso degli interessi sui mutui. Se non cediamo quote non riusciamo a incassare i denari sufficienti per chiudere quei mutui e quindi abbattere gli interessi".
Eccolo il nodo. Gli interessi predatori che la politica ha intenzione di ripianare privatizzando tutto il possibile.
Sono gli interessi applicati da Intesa Sanpaolo e le altre ventitré banche che stanno strozzando i cittadini di Torino. Ed il sindaco Fassino, con tutta la sua giunta marmellata, avalla questa politica senza batter ciglio, oppure fa teatro con penose pantomime utili solo a salvare momentaneamente la faccia. Torino è la Grecia d’Italia, qui si stanno portando tagli e privatizzazioni draconiane volte alla privatizzazione totale dello Stato Sociale, in nome di un’ideologia barbara che ricaccia la civiltà all’età dei nostri trisavoli. E’ un piano che ha avuto varie fasi, sia a livello locale che nazionale: la privatizzazione del sistema bancario, la creazione di un debito enorme con istituti a quel punto privati, la bancarotta-commissariamento e quindi, alla fine, la privatizzazione-vendita dello Stato sociale. E’ un piano nato agli inizi degli anni novanta che vede la sua fase conclusiva in questi giorni.
A Torino la triade della foto di Vasto (Pd-Sel-Idv) venderà tutto: l’inceneritore, il trasporto pubblico, parte dei servizi educativi, pezzi di città. Verranno toccati invece gli stipendi dei mega dirigenti Comunali? Ed anche quelli dei signori piazzati a capo delle partecipate? Soprattutto quelli provenienti dal mondo Fiat? Oppure gli amici di partito rimasti senza poltrona e piazzati in posti pubblici dove si sono auto assunti oppure si sono autonominato auto consulenti d’oro? E soprattutto chi avrà il coraggio di andare contro il cuore del potere, chiedendo la rinegoziazione massiccia del debito della città? Magari trattando direttamente con il neo banchiere Sergio Chiamparino. A lui sta a cuore la città? E allora si adoperi per ridurne il debito che lui ha creato.

 * AUTORE de Chi comanda Torino, ed castelvecchi Rx

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