domenica 13 maggio 2012

Prove di opposizione in movimento

Qualcosa si muove, a sinistra. La Federazione della sinistra ha portato in piazza parte della protesta contro la politica economica del governo Monti e della troika (Bce, Ue, Fmi). Alcuni commenti.
Non era una manifestazione oceanica e rabbiosa che avrebbe richiesto la situazione, ma sicuramente è un primo passo per scuotere ciò che resta delle organizzazioni frantumate dall'esperienza dell'Arcobaleno e buttate fuori dal gioco della politica parlamentare.
Netta l'opposizione al governo Monti, e questo è un bene. Toni più sfumati, e qualche reticenza specie in Diliberto, rispetto alle prospettive future: col Pd si "dialoga" o si prende atto che è il puntello inamovibile di questo governo e di questo tipo di politiche?
Si tratta di decidere se spingere solo per entrare a far parte della "foto di Vasto" oppure dare vita ad un polo politico e sociale indipendente e di classe che rovesci il tavolo e riscriva completamente le regole del gioco.
“In questa piazza nascono oggi l'opposizione sociale al governo Monti e l'unità delle sinistre. Basta inseguire Bersani con il cappello in mano. La ricerca di un'alleanza con i centristi di Casini non ha alcuna prospettiva”, il segretario del Prc Paolo Ferrero non ha usato mezzi termini per lanciare il suo ultimatum al Pd: stop al governo dei tecnici, sì ad un cartello delle sinistre “da non inquinare con improbabili alleanze centriste”. Quasi 50.000 per gli organizzatori, non più di 10.000 per le forze dell'ordine, la manifestazione organizzata dalla federazione della Sinistra ha confermato le l’impopolarità del governo tra il popolo della sinistra. La manifestazione contro il governo Monti è stata anche un appello rivolto a chi davvero vuole chiudere con “l'esperienza nefasta dei tecnici” , ma il governo Monti lacera ancora il popolo del centro sinistra. Assente il Pd sia ufficialmente, sia nelle adesioni personali, il vero confronto si è tenuto con Sel di Nichi Vendola che non ha aderito alla manifestazione e non ha inviato nessuna rappresentanza. C’era qualche ex parlamentare (Gianni, Sentinelli, Musacchio) è sfilato solo a titolo personale. Più evidente la presenza dell'Idv di Antonio di Pietro che ha inviato una delegazione guidata dal senatore Stefano Pedica: “Siamo pronti - ha detto ai giornalisti - all'alleanza con tutte le forze di sinistra, compreso il Pd, a condizione che abbandoni il corteggiamento di un Terzo Polo sempre pronto ad infliggere coltellate nella schiena dei lavoratori”.
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Qui di seguito un commento sulla manifestazione di Fabio Sebastiani
12 maggio, quella rabbia e quell'allegria che ora guarda all'unità e all'Europa ribelle
E venne il giorno dell’orgoglio. Ieri la Federazione della sinistra è tornata ad alzare la testa. L’ha fatto in una giornata di sole, calda ma non afosa, allegra ma non frizzante. L’ha fatto come lo fa da quando si è messa in testa di essere, e diventare, sinistra antagonista con umiltà e pazienza, con rabbia ma anche con tanta tanta lucidità. L’ha fatto rimettendonsi in marcia e formando un serpentone formato da alcune decine di migliaia di persone. Il colpo d’occhio dall’alto di via Cavour è straordinario. Ed anche il grandissimo striscione che fronteggia il Colosseo ribadendo che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro solo che non è più scritto nell’art. 1 ma nell’articolo 18 fa il suo effetto.
Da oggi anche l’Italia ha la sua “sinistra contro l’austerità”, come la chiamano i francesi. Si è iscritta, faticando un po’, nel gruppo europeo antiliberista. "Gridamoglielo in piazza", a Monti e all'Unione europea, ha vinto la sua prima sfida.
E’ una sinistra che sembra aver compreso fino in fondo la lezione dell’unità. Dopo un periodo di forti spaccature è iniziato il processo “a ritroso”. Del resto è stato questo il messaggio della piazza, ieri, che univa trasversalmente generazioni e condizioni sociali. E’ stato questo il messaggio dal palco, con il comizio plurale e la presenza dei comunisti di mezza Europa (Portogallo, Francia, Grecia, Germania). “Da questa manifestazione proponiamo di continuare la battaglia contro la manomissione dell'articolo 18 e contro il Fiscal Compact e proponiamo l'unità della sinistra per costruire un polo di aggregazione politica, culturale e sociale. Serve la sinistra unita per sconfiggere il governo Monti e ricostruire la speranza nel paese”, ha detto Paolo Ferrero nel corso del suo intervento.
Si vanno ricomponendo i pezzi di un “fronte” che ha deciso di mettere da parte quel 20% di divisioni e iniziato il difficile cammino verso la cosiddetto “massa critica”. La terza tappa è vinta. Ora vediamo il resto. Aveva iniziato la Fiom, e aveva proseguito l’arcipelago del “No debito”. C’è stato in questi mesi un “aprirsi” e non uno “scompaginarsi”.
Ed ora tocca a quella sinistra politica che avendo le mani libere dal parlamentarismo è stata meglio in grado di tessere e ritessere nel vivo dello scontro sociale i presupposti non di una egemonia (chi è in grado realmente di farlo oggi?) ma di una “messa a disposizione” dei soggetti soggetti che hanno ripreso a dire “No” al massacro sociale. In questo mettersi a disposizione ha un pregio, anzi due, che gli va riconosciuto tutto. Innanzitutto l’esperienza, ovvero un percorso lungo e tortuoso che ha passato, e patito, tutti i guadi più difficili. E poi quella forte caratterizzazione nel campo europeo che si sta rivelando una scelta importante.
Si apre a questo punto uno scenario nuovo. E’ difficile da immaginare ma, come ci racconta la manifestazione di ieri, molto meno da praticare. Ci si è ritrovati e basta, ieri. Ritrovati con la voglia di sempre. Come fu quel 15 ottobre del 2011 quando fino ad un’ora e mezza dopo la partenza c’era una massa di compagni e compagne allegri e felici per il solo fatto di stare lì.
Quando il blocco sociale trova il suo filo non c’è nulla, o quasi, che possa fermarlo. Non le alchimie della politica. Non le tattiche del potere.
In piazza ieri quell’allegria è tornata. Si sono visti tanti giovani. E questo è molto confortante. Si sono viste tante bandiere che non comparivano tra le organizzazioni autorizzate a parlare dal palco.
Si sono sentiti tanti slogan sull’articolo 18. E’ il lato “positivo” dell’offensiva del Governo contro i diritti di chi lavora: aver dato un punto di riferimento unico a chi guarda ancora allo Statuto dei lavoratori e a chi non sa nemmeno che esiste. Elsa Fornero sta riuscendo nel miracolo in cui nemmeno il sindacato, che a dire la verità non si è mai applicato troppo, è riuscito: mettere insieme le lotte dei precari con le rivendicazioni di chi ha un contratto collettivo nazionale di lavoro. Dal punto di vista del potere era un passaggio inevitabile. Ora sta alla sinistra antagonista sfruttarlo fino in fondo.
Da controlacrisi.org

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