Qualcosa si muove, a sinistra. La Federazione
della sinistra ha portato in piazza parte della protesta contro la
politica economica del governo Monti e della troika (Bce, Ue, Fmi).
Alcuni commenti.
Non era una manifestazione oceanica e rabbiosa che avrebbe
richiesto la situazione, ma sicuramente è un primo passo per scuotere
ciò che resta delle organizzazioni frantumate dall'esperienza
dell'Arcobaleno e buttate fuori dal gioco della politica parlamentare.
Netta l'opposizione al governo Monti, e questo è un bene. Toni più
sfumati, e qualche reticenza specie in Diliberto, rispetto alle
prospettive future: col Pd si "dialoga" o si prende atto che è il
puntello inamovibile di questo governo e di questo tipo di politiche?
Si tratta di decidere se spingere solo per entrare a far parte della "foto di Vasto" oppure dare vita ad un polo politico e sociale indipendente e di classe che rovesci il tavolo e riscriva completamente le regole del gioco.
“In questa piazza nascono oggi l'opposizione sociale al governo Monti
e l'unità delle sinistre. Basta inseguire Bersani con il cappello in
mano. La ricerca di un'alleanza con i centristi di Casini non ha alcuna
prospettiva”, il segretario del Prc Paolo Ferrero non ha usato mezzi
termini per lanciare il suo ultimatum al Pd: stop al governo dei
tecnici, sì ad un cartello delle sinistre “da non inquinare con
improbabili alleanze centriste”. Quasi 50.000 per gli organizzatori, non
più di 10.000 per le forze dell'ordine, la manifestazione organizzata
dalla federazione della Sinistra ha confermato le l’impopolarità del
governo tra il popolo della sinistra. La manifestazione contro il
governo Monti è stata anche un appello rivolto a chi davvero vuole
chiudere con “l'esperienza nefasta dei tecnici” , ma il governo Monti
lacera ancora il popolo del centro sinistra. Assente il Pd sia
ufficialmente, sia nelle adesioni personali, il vero confronto si è
tenuto con Sel di Nichi Vendola che non ha aderito alla manifestazione e
non ha inviato nessuna rappresentanza. C’era qualche ex parlamentare
(Gianni, Sentinelli, Musacchio) è sfilato solo a titolo personale. Più
evidente la presenza dell'Idv di Antonio di Pietro che ha inviato una
delegazione guidata dal senatore Stefano Pedica: “Siamo pronti - ha
detto ai giornalisti - all'alleanza con tutte le forze di sinistra,
compreso il Pd, a condizione che abbandoni il corteggiamento di un Terzo
Polo sempre pronto ad infliggere coltellate nella schiena dei
lavoratori”.
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Qui di seguito un commento sulla manifestazione di Fabio Sebastiani
12 maggio, quella rabbia e quell'allegria che ora guarda all'unità e all'Europa ribelle
E venne il giorno dell’orgoglio. Ieri la Federazione della sinistra è
tornata ad alzare la testa. L’ha fatto in una giornata di sole, calda
ma non afosa, allegra ma non frizzante. L’ha fatto come lo fa da quando
si è messa in testa di essere, e diventare, sinistra antagonista con
umiltà e pazienza, con rabbia ma anche con tanta tanta lucidità. L’ha
fatto rimettendonsi in marcia e formando un serpentone formato da alcune
decine di migliaia di persone. Il colpo d’occhio dall’alto di via
Cavour è straordinario. Ed anche il grandissimo striscione che
fronteggia il Colosseo ribadendo che l’Italia è una Repubblica fondata
sul lavoro solo che non è più scritto nell’art. 1 ma nell’articolo 18 fa
il suo effetto.
Da oggi anche l’Italia ha la sua “sinistra contro l’austerità”, come
la chiamano i francesi. Si è iscritta, faticando un po’, nel gruppo
europeo antiliberista. "Gridamoglielo in piazza", a Monti e all'Unione
europea, ha vinto la sua prima sfida.
E’ una sinistra che sembra aver compreso fino in fondo la lezione
dell’unità. Dopo un periodo di forti spaccature è iniziato il processo
“a ritroso”. Del resto è stato questo il messaggio della piazza, ieri,
che univa trasversalmente generazioni e condizioni sociali. E’ stato
questo il messaggio dal palco, con il comizio plurale e la presenza dei
comunisti di mezza Europa (Portogallo, Francia, Grecia, Germania). “Da
questa manifestazione proponiamo di continuare la battaglia contro la
manomissione dell'articolo 18 e contro il Fiscal Compact e proponiamo
l'unità della sinistra per costruire un polo di aggregazione politica,
culturale e sociale. Serve la sinistra unita per sconfiggere il governo
Monti e ricostruire la speranza nel paese”, ha detto Paolo Ferrero nel
corso del suo intervento.
Si vanno ricomponendo i pezzi di un “fronte” che ha deciso di mettere
da parte quel 20% di divisioni e iniziato il difficile cammino verso la
cosiddetto “massa critica”. La terza tappa è vinta. Ora vediamo il
resto. Aveva iniziato la Fiom, e aveva proseguito l’arcipelago del “No
debito”. C’è stato in questi mesi un “aprirsi” e non uno
“scompaginarsi”.
Ed ora tocca a quella sinistra politica che avendo le mani libere dal
parlamentarismo è stata meglio in grado di tessere e ritessere nel vivo
dello scontro sociale i presupposti non di una egemonia (chi è in grado
realmente di farlo oggi?) ma di una “messa a disposizione” dei soggetti
soggetti che hanno ripreso a dire “No” al massacro sociale. In questo
mettersi a disposizione ha un pregio, anzi due, che gli va riconosciuto
tutto. Innanzitutto l’esperienza, ovvero un percorso lungo e tortuoso
che ha passato, e patito, tutti i guadi più difficili. E poi quella
forte caratterizzazione nel campo europeo che si sta rivelando una
scelta importante.
Si apre a questo punto uno scenario nuovo. E’ difficile da immaginare
ma, come ci racconta la manifestazione di ieri, molto meno da
praticare. Ci si è ritrovati e basta, ieri. Ritrovati con la voglia di
sempre. Come fu quel 15 ottobre del 2011 quando fino ad un’ora e mezza
dopo la partenza c’era una massa di compagni e compagne allegri e felici
per il solo fatto di stare lì.
Quando il blocco sociale trova il suo filo non c’è nulla, o quasi,
che possa fermarlo. Non le alchimie della politica. Non le tattiche del
potere.
In piazza ieri quell’allegria è tornata. Si sono visti tanti giovani.
E questo è molto confortante. Si sono viste tante bandiere che non
comparivano tra le organizzazioni autorizzate a parlare dal palco.
Si sono sentiti tanti slogan sull’articolo 18. E’ il lato “positivo”
dell’offensiva del Governo contro i diritti di chi lavora: aver dato un
punto di riferimento unico a chi guarda ancora allo Statuto dei
lavoratori e a chi non sa nemmeno che esiste. Elsa Fornero sta riuscendo
nel miracolo in cui nemmeno il sindacato, che a dire la verità non si è
mai applicato troppo, è riuscito: mettere insieme le lotte dei precari
con le rivendicazioni di chi ha un contratto collettivo nazionale di
lavoro. Dal punto di vista del potere era un passaggio inevitabile. Ora
sta alla sinistra antagonista sfruttarlo fino in fondo.
Da controlacrisi.org
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