L’assegno
vale quasi il doppio di quello dei rimborsi elettorali per le regionali
2010: 333.976,22 euro contro i 193.258,87 euro che la legge assegnava
all’epoca. Il secondo assegno il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo in
Emilia Romagna l’ha rifiutato, sia pure con qualche pasticcio
burocratico che aveva sfiorato il giallo. Il primo assegno invece l’ha
semplicemente incassato. E in buona parte l’ha speso: nel 2011 hanno
preso il volo – regolarmente rendicontati – 193.145,11 euro. Erano il
contributo al gruppo consigliare in Regione che spettava al Movimento di
Grillo, che nel 2010 era riuscito a fare eleggere due consiglieri:
Andrea Defranceschi e Giovanni Favia. Il primo, classe 1971, è un
imprenditore nel settore degli alimenti e prodotti per animali da
compagnia, ed è stato eletto a Bologna due anni fa. Fa il capogruppo di 5
stelle e siede ben in quattro commissioni (bilancio e affari
istituzionali, politiche per la salute e sociali, turismo e cultura,
parità uomini-donne). Il secondo, classe 1981, ha fatto mille lavori
prima di essere eletto (magazziniere, cameriere, manovale edile,
rappresentante di commercio, fotografo, cineasta etc…). Oggi presiede la
commissione statuto e regolamento della Regione Emilia Romagna e siede
in altre due commissioni (politiche economiche e
territorio-ambiente-mobilità). Entrambi sono fra i più presenti ai
lavori (Favia è mancato in aula solo quando in contemporanea doveva
guidare la sua commissione) e sono fra i più attivi presentatori di
proposte di legge.
Risultati - Qualcuna è diventata perfino legge,
naturalmente un po’ modificata dagli altri gruppi consiliari. Fra le
tante è legge anche quella che fa del consiglio emiliano romagnolo forse
il palazzo della politica più trasparente che ci sia in Italia. Ed è
così che è saltato fuori per la prima volta il finanziamento pubblico al
partito (in questo caso gruppo) che il movimento di Grillo non ha
affatto disdegnato. I contributi ai gruppi consiliari sono per ogni
regione esattamente quello che i finanziamenti ai gruppi parlamentari
rappresentano a livello nazionale.
Soldi dei cittadini - Si tratta cioè di uno dei due
principali canali attraverso cui i soldi degli italiani finiscono –
volenti o nolenti – nelle casse dei partiti politici. Il canale più noto
è quello dei rimborsi elettorali, che il movimento di Grillo ha
apertamente rifiutato, non riscuotendo la somma messa a disposizione
secondo legge dalla Camera dei deputati. Il secondo canale è invece
quello dei finanziamenti ai gruppi, che a livello nazionale ammonta a
circa la metà del rimborso elettorale. A livello locale invece le
proporzioni si invertono. I grillini emiliani qualche sbandamento sui
soldi pubblici alla politica – forse per inesperienza – l’hanno avuto
fin dal primo giorno. Dissero che non avrebbero preso i rimborsi, ma
inviarono alla Camera una richiesta formale di erogazione. Quando saltò
fuori (come avrebbe potuto non essere rilevata?) farfugliarono
spiegazioni varie.
Confusi - Dissero che prima il movimento era incerto
sulla possibilità di non riscuotere la somma, e voleva prendere i soldi
per restituirli ai cittadini. Poi si accorsero che il rifiuto era
ammesso e decisero di non riscuotere, senza informare la Camera della
scelta fatta. Tutto bene poi quel che è finito bene: il rimborso
elettorale non l’hanno preso, restando coerenti con le promesse fatte
prima del voto. Dei finanziamenti ai gruppi consiliari non s’era invece
apertamente parlato, anche se se sono la stessa identica cosa. Questi sì
li hanno presi e pure spesi. Come? Quasi metà della somma per pagare
personale aggiunto al gruppo. Altri 28.209,31 euro se ne sono andate in
generiche «consulenze». I due consiglieri si sono erogati (con soldi dei
contribuenti) 10.892,59 euro di rimborsi spese extra status regionale
(hanno già un rimborso fisso mensile). Poco più di 4 mila euro sono
state non specificate «spese di rappresentanza». Altra voce generica,
gli 8.349,25 euro di «spese varie». Il resto se ne è andato in
pubblicazioni, indagini, documentazione, cancelleria, attrezzature e
372,82 euro di spese bancarie.
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