domenica 6 maggio 2012

12 maggio, in marcia contro il governo. Intervista a Giorgio Cremaschi

Intervista a Giorgio Cremaschi leader dell’area programmatica “28 aprile” della Cgil e coordinatore del “Comitato no debito” che ha aderito con convinzione alla manifestazione del 12 maggio promossa dalla Federazione della Sinistra. Una manifestazione che si caratterizza soprattutto contro il governo Monti e le sue politiche
«Abbiamo aderito convintamente perché bisogna mettersi in moto contro il governo e chi lo sostiene. Chi sostiene un regime che è insieme tecnico, finanziario e istituzionale dove le decisioni sono dettate nei tempi e nei contenuti dalla Bce, con un pesante ruolo istituzionale del presidente Napolitano. Si sostiene un programma di governo che sta devastando socialmente il Paese. Ci dicono che queste misure sono necessarie per non finire come la Grecia ma ci stiamo finendo in nome del debito. Si è portata a 70 anni l’età pensionabile, si fanno continui tagli, si impongono imposte come l’Imu che colpiscono soprattutto i più deboli, si attua una controriforma del mercato del lavoro, con la distruzione dell’articolo 18 riuscendo a ottenere ciò che a Berlusconi non era mai riuscito. Di fronte a questa aggressione ai diritti e alla distruzione dello stato sociale sono insufficienti tanto le risposte sindacali – piegate ad una complicità col governo – quanto quelle politiche. Per questo pensiamo che vada costruita una alternativa allo schieramento di governo. Noi stiamo invitando, anche per queste elezioni amministrative, a non votare per i partiti che sostengono Monti. Questo poi non è un governo di emergenza ma costituente, sta prendendo impegni ed elaborando programmi che peseranno su tutti noi per i prossimi 20 anni. La costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, il fiscal compact, le scadenze sulle privatizzazioni. Si tratta di progetti che arrivano al 2034 e per questo è necessaria una alternativa tanto al finto centro sinistra che al finto centro destra».

La modifica dell’articolo 81 della costituzione infatti è passata con scarsa opposizione
«Si c’è stato un deficit enorme di mobilitazione e di sensibilizzazione anche se voglio prendermi un piccolo merito. Come Comitato No Debito siamo stati i primi a mobilitarci a Piazza Affari con quella bella e riuscita manifestazione. In Italia si è cancellata la dialettica democratica, nel resto di Europa si discute e si vota qui no. Da noi vige il regime finanziario europeo che detta le condizioni dei creditori ai debitori e questo è il pareggio di bilancio. Il fiscal compact impegna a firmare una cambiale di 50 miliardi di euro l’anno fino al 2034. Ma la gente neanche lo sa. C’è anche un regime informativo a pensiero unico che su questo non dice nulla e bisogna forare il muro del silenzio. Come “No Debito” abbiamo organizzato una mobilitazione a Roma. Lo stesso giorno in Irlanda si voterà sul fiscal compact. Tutti e tutte coloro che saranno in piazza il 12 sono invitati, vogliamo che cittadini possano esprimere il proprio parere in merito alla politica economica del proprio paese. Si preparano 20 anni di neoliberismo senza chiedere nulla alla gente, cancellando dalla discussione queste tematiche. Invece è necessario discutere su come pagare il debito, su chi deve pagarlo e se sia giusto pagarlo. Da noi invece lo scontro politico è quasi assente. Le forze in parlamento, in gran parte sono d’accordo sul 90% delle cose e al massimo fingono di litigare su questioni parziali come il consiglio di amministrazione della Rai».

Nel resto d’Europa è in crescita una sinistra di alternativa capace di organizzarsi e di pesare. Perché a tuo avviso non avviene in Italia?
«Io credo che si tratti dell’ultimo lascito mostruoso del berlusconismo e dell’antiberlusconismo. In tutta Europa la sinistra anticapitalistica riesce a unirsi: in Francia, Germania, Spagna Grecia, anche in Nord Europa e in Olanda ci sono segnali di un fronte anticapitalista con consistenza elettorale che determina l’agenda politica. In Francia, con quasi il 12% è Melènchon a dire quali sono i temi di fondo: come colpire i ricchi, come rapportarsi con l’Europa. In Italia sembra di subire la legge di contrappasso. Avevamo il Partito comunista più forte dell’occidente e ora la sinistra più debole. Prevale una palude neocentrista che va da Bersani a Berlusconi. Ma io sono ottimista, anche se scontiamo un ritardo, se ci si lavora tutti e senza settarismi, anche in Italia può nascere qualcosa di importante».

La manifestazione del 12 maggio può essere un ottimo spunto?
«Certamente. È caratterizzata da una piattaforma positiva e poi è chiaro che senza la Federazione non si può costruire una alternativa. Io sto partecipando a molte assemblee e c’è una domanda diffusissima che arriva da tutti coloro che si collocano a sinistra del centro sinistra. La richiesta di mettersi assieme superando settarismi e chiarendoci. Occorre costruire una alternativa al centro sinistra e non serve fare la sinistra del centro sinistra. Chi si pone questo scopo, dopo il governo Monti, coltiva solo una pia illusione».
 
Stefano Galieni - rifondazione.it

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