Dopo
che è stata accertata l'impossibilità di formare una coalizione di
governo che potesse contare su una maggioranza nel parlamento eletto il 6
maggio scorso, gli elettori greci saranno chiamati nuovamente a votare
il 17 giugno prossimo. Gli ultimi sondaggi indicano una crescente
polarizzazione dell'opinione pubblica, sulla destra attorno a Nuova
Democrazia e sulla sinistra verso il SYRIZA (Coalizione della Sinistra
Radicale), con una leggera prevalenza di quest'ultimo che si
avvicinerebbe al 30%. Per effetto del sistema elettorale che prevede
l'assegnazione di 50 seggi di premio al primo partito, la competizione
per raggiungere la maggioranza relativa è destinata a modificare
sostanzialmente la composizione del parlamento, tra favorevoli o
contrari al Memorandum di tagli e sacrifici imposto dalla cosiddetta
trojka (Unione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario
Internazionale).
L'impatto
della crisi sull'elettorato sta modificando radicalmente il panorama
politico greco. L'egemonia del PASOK sul centro-sinistra viene
radicalmente messa in discussione a causa della partecipazione di questo
partito alla politica di sacrifici imposti ai greci, e tra le forze
della sinistra anticapitalista viene messo in pericolo il tradizionale
primato del Partito Comunista Greco (KKE), di orientamento stalinista.
Nelle
elezioni del 6 maggio scorso SYRIZA è diventato il secondo partito del
Paese e il primo della sinistra, davanti anche al PASOK, triplicando i
propri voti. L'esito elettorale ha determinato un improvviso interesse
per questa formazione politica anche fuori della Grecia come è naturale,
anche se a volte la si è rappresentata, soprattutto in Italia con le
specchio deformante delle polemica politica interna.
Il
SYRIZA trova le sue radici nelle complesse vicende del comunismo greco
ed in particolare delle due maggiori scissioni che lo hanno
attraversato, quella del 1968 e quella del 1991, ma viene poi alimentato
da altri fenomeni tra le quali la nascita del movimento
altermondialista e la rotture di frazioni del PASOK con le politiche
liberiste di quel partito.
Per
tracciare brevemente questo percorso è necessario ricordare che il
comunismo greco ha assunto dimensioni di massa durante la seconda guerra
mondiale, quando è stato l'indiscusso protagonista della resistenza
contro l'occupazione nazista, aggregando attorno se una parte importante
dei settori popolari a partire dal durissimo inverno del 1941-42,
quando Atene e la Grecia vennero colpiti dalla fame. Gli errori del
gruppo dirigente comunista, gli effetti precoci della guerra fredda che
prevedevano per il Paese una collocazione all'interno del blocco
occidentale, accettata anche da Stalin e dall'URSS, portarono alla
sconfitta della Resistenza e al predominio di un blocco conservatore e
reazionario. Il tentativo del PC Greco di uscire dalla difficile
situazione in cui si era trovato, attraverso il passaggio alla lotta
armata, si concluse con una durissima sconfitta per i comunisti, alla
quale seguì l'esilio per decine di migliaia di greci costretti a
rifugiarsi nei Paesi dell'est Europa e in URSS. Era la "via greca" che
in quegli anni Togliatti indicava come l'esempio negativo di una
strategia foriera di una tragica sconfitta per i comunisti e la
sinistra. Il PC Greco fu costretto all'illegalità fino al 1974 quando la
caduta del regime dei colonnelli riaprì la strada alla democrazia
parlamentare.
Mentre
il gruppo dirigente del PC Greco si trovava in larga parte in esilio
(il quartier generale era a Bucarest, in Romania, ma migliaia di ex
partigiani comunisti vivevano a Tashkent, in Uzbekistan), all'interno
del Paese si formava nel 1951 la Sinistra Democratica Unitaria (EDA) che
diventava il principale partito di sinistra e all'interno del quale
operavano anche i comunisti. Questa polarizzazione tra gruppo dirigente
estero e militanti all'interno portò nel 1967, in coincidenza con il
colpo di stato neofascista dei colonnelli, ad una rottura nel Partito
Comunista. La maggioranza rimase ideologicamente ortodossa e
filosovietica. Il KKE è stato uno dei pochi partiti comunisti europei ad
approvare l'invasione della Cecoslovacchia da parte del Patto di
Varsavia. La divisione sovrappose questioni di strategia politica e di
adeguamento ai mutamenti della società greca, ad altri aspetti di ordine
ideologico. La minoranza diede vita al Partito Comunista Greco
(dell'interno), che si orientava su una linea di rinnovamento politico e
culturale vicina a quello che, qualche anno dopo, verrà definito come
"eurocomunismo" (rifiuto dello stalinismo, rivalutazione del rapporto
tra socialismo e democrazia, riconoscimento del pluralismo politico e
sociale contro qualsivoglia monolitismo).
Col
ritorno della democrazia parlamentare, il Partito Comunista Greco,
filosovietico, conquista il predominio nello spazio elettorale e
politico comunista, anche per gli errori politici commessi dai comunisti
"dell'interno" che auspicano una sorta di improbabile "compromesso
storico" alla greca. Il KKE si radica in settori operai e popolari,
mentre il PC dell'interno resta una formazione di ceto medio,
intellettuali, funzionari pubblici con uno scheletrico consenso
elettorale.
Nel
1987 il PC Greco dell'interno, sull'onda della perestrojka sovietica
decide di rinunciare alla propria identità comunista, dando vita a
"Sinistra Greca", una formazione di tipo ecosocialista, orientata più ai
conflitti cosiddetti post-materialisti che a quelli tradizionali della
lotta di classe. Una minoranza del partito rifiuta questa scelta e
mantiene in vita una organizzazione comunista rinnovatrice dalla quale
deriva l'attuale AKOA che fa parte del SYRIZA.
La
perestrojka determina un graduale "scongelamento" politico ed
ideologico anche del KKE, nel quale si fanno strada posizioni
timidamente innovatrici che trovano spazio grazie alla difficoltà delle
tendenze più tradizionaliste a fronteggiare l'evoluzione in corso nei
Paesi dell'est Europa. Negli anni che vanno dalla caduta del muro di
Berlino al crollo dell'Unione Sovietica, il comunismo e la sinistra
anticapitalista greca si trovano al centro di una doppia evoluzione. Da
un lato quella di un progressivo ripensamento delle tradizionali basi
ideologiche e di un riavvicinamento tra le due correnti comuniste.
Dall'altro la convinzione che il PASOK, a causa degli scandali che lo
corrodono, sia entrato in una crisi irreversibile. Al fine di favorire
questa crisi i comunisti, insieme, decidono di partecipare ad una
coalizione di governo con la destra, una scelta che si rivela totalmente
sbagliata.
A
cavallo dei decenni '80 e '90 si forma il primo Synaspismos, la
Coalizione delle forze di sinistra e progressiste, al quale partecipano
il KKE, al cui interno si rafforzano le tendenze rinnovatrici, e la
Sinistra Greca, ex eurocomunista. Quando emerge l'ipotesi di trasformare
il Synaspismos da coalizione in partito unificato, con un'accelerazione
forse inopportuna, nel KKE si apre una profonda crisi che porta nel
1991 alla rivincita della corrente neostalinista guidata da Aleka
Papariga. I rinnovatori se ne vanno o ne vengono espulsi e partecipano
alla costruzione del nuovo partito della sinistra, il secondo
Synaspismos, insieme alle altre componenti di derivazione comunista o
socialista. In una prima fase, nel Synaspismos prevale una linea
moderata e di alleanze con i socialisti del PASOK, che porta però alla
perdita di consensi ed all'esclusione dal Parlamento.
La
sconfitta porta ad una prima crisi e alla sostituzione della presidente
Maria Damanaki (proveniente dal KKE poi passata ai socialisti, attuale
Commissario europeo) con Nikos Kostantopoulos, uno dei fondatori del
PASOK poi allontanatosene e dotato di una discreta popolarità. Il
Synaspismos fatica però a trovare una propria identità tra il PASOK che
vive ancora una stagione di radicalismo politico, almeno sul piano
verbale e che si presenta come una forza a sinistra delle
socialdemocrazie europee, e il KKE che recupera dopo la crisi i
tradizionali bastioni di consenso elettorale richiudendosi nel ghetto
identitario.
Una
svolta fondamentale nel Synaspismos avviene nel 2000 quando all'interno
prevalgono le correnti di sinistra. Il partito acquisisce un profilo
più radicale anche se continua a vivere momenti difficili dal punto di
vista elettorale a causa di un elettorato fluttuante che a volte lo
abbandona all'ultimo momento nell'urna, portandolo pericolosamente
vicino alla soglia del 3%, al di sotto della quale si viene puniti con
l'esclusione dal Parlamento. Il Synaspismos, con il prevalere della
sinistra interna e con i nuovi leaders, prima Alekos Alavanos, e poi il
giovane e carismatico Aleksis Tsipras (entrambi provenienti dal KKE),
che lo guida attualmente, opera due scelte strategiche importanti. La
prima è di scommettere sui movimenti sociali, in particolare
l'altermondialismo, che ha avuto in Grecia un importante appuntamento di
massa nel Forum Sociale Europeo del 2006, nel quale il Synaspimos si è
fortemente impegnato, mentre il KKE lo ha boicottato. Questa apertura ai
movimenti ha avuto momenti difficili nel 2008, quando vi è stata una
vera e propria sollevazione giovanile non priva di cadute in una
violenza nichilista e politicamente sciocca, rispetto alla quale il
Synaspismos ha cercato di mantenere aperto un dialogo, trovandosi sotto
attacco da parte di tutto lo spettro politico greco.
L'altra
scelta, connessa all'apertura ai movimenti e alla ricerca dell'unità di
tutte le forze antiliberiste, è stata di creare la coalizione SYRIZA
nel 2004, raccogliendo una serie di piccoli gruppi di sinistra e di
estrema sinistra di varia e a volte conflittuale estrazione: trotskisti,
maoisti, ecologisti di sinistra, socialisti dissidenti, ecc. Questa
coalizione non ha avuto un immediato successo, anzi nelle prime elezioni
nelle quali si è presentata ha solo consentito di superare di poco la
soglia fatidica del 3%. C'è stato poi un periodo di difficoltà e
tensioni nei rapporti tra il Synaspismos e gli altri componenti.
Contemporaneamente la corrente moderata del Synaspismos ha avversato la
formazione del SYRIZA, ritendendolo troppo influenzato da gruppi
estremisti e ponendo lo scioglimento della coalizione come condizione
per il permanere nel partito. Non avendola ottenuta, la destra del
Synaspismos ha dato vita nel 2010 a Sinistra Democratica, che nelle
elezioni del maggio scorso ha ottenuto risultati nettamente inferiori
alle aspettative e che, specularmente al KKE sul fianco sinistro,
rifiuta la prospettiva di unità della sinistra anticapitalista greca
proposta dal SYRIZA.
Dopo
un risultato positivo ma non esaltante nel 2009, che comunque ha
consentito al progetto di andare avanti e di svolgere un ruolo attivo
nel conflitto aperto dalla crisi economica e sociale degli ultimi anni,
il SYRIZA si trova oggi di fronte ad una esplosione di consensi
elettorali tale da farlo diventare forse il primo partito del Paese e
certamente il primo partito della sinistra greca. Un successo notevole
ma che pone anche forti e difficili responsabilità nel tentativo di
coniugare il rifiuto delle politiche di sacrifici draconiani imposte con
il Memorandum, senza mettere in discussione la partecipazione
all'Europa e ripiegarsi in una prospettiva di regressione nazionale. La
capacità del SYRIZA di rispondere a questa sfida offrirà lezioni
importanti a tutta la sinistra europea.
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