di Stefano Galieni
Sono passati turisti che guardavano attoniti, automobilisti e motociclisti che rallentavano e salutavano, qualcuno si è fermato a scattare una foto, altri hanno espresso piacere nel vedere in piazza le bandiere con la falce e il martello. Pomeriggio caldo quello di ieri, si votava in Senato la fiducia alla controriforma al mercato del lavoro. Per porre il testo al riparo da piccole modifiche e soprattutto per dare una pronta risposta ai diktat della Merkel, della Bce e dei “mercati”, il governo ha come ormai di norma evitato anche il dibattito in aula. Un dibattito che sarebbe stato animato soltanto dall’opposizione proveniente dai banchi dell’IdV e forse da una destra che sperava di ottenere ancora di più. Il tutto nell’assordante e imbarazzante silenzio assenzo del Pd. Quindi quattro votazioni, dopo aver spacchettato l’intero testo della riforma, due ieri nel tardo pomeriggio e due questa mattina. A protestare un presidio indetto dalla FdS, i manifestanti erano stati confinati in Piazza delle Cinque Lune, per non disturbare neanche con i propri slogan e con la propria presenza, i ritmi parlamentari, soltanto dopo una trattativa è stato permesso di avvicinarsi leggermente a Palazzo Madama, restandone comunque distanti. In piazza militanti di base e dirigenti nazionali della Fds, una parte consistente della segreteria nazionale del Prc e del PdCI, i leader di Lavoro e Solidarietà. Una presenza cospicua tenendo conto del fatto che il presidio è stato organizzato in poche ore e in orario di lavoro. Si sono alternati interventi al megafono in cui oltre a protestare per quello che si preannuncia come un vero e proprio salto nel passato per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, si chiedeva a gran voce la convocazione di uno sciopero generale. I manifestanti reggevano un lungo striscione giallo con su scritto “Giù le mani dall’articolo 18”. Quando sono iniziate le operazioni di voto alcuni ex senatori del Prc e del PdCI, sono potuti entrare in parlamento e dalle tribune hanno lanciato verso chi sedeva negli scranni, volantini che motivavano le dure critiche alla controriforma e che chiamavano alla mobilitazione. Gli ex senatori sono stati poi ovviamente espulsi. Il segretario del Prc Paolo Ferrero, presente in piazza ha dichiarato:«Con il lancio di volantini che abbiamo fatto oggi nell’aula del Senato, la Federazione della Sinistra ha portato nel palazzo la voce dei lavoratori: giù le mani dell’articolo 18, non votate la controriforma della Fornero. Continueremo nei prossimi giorni la mobilitazione in opposizione alla controriforma del lavoro, quella che non era riuscita nemmeno a Berlusconi». A poche centinaia di metri un altro presidio organizzato dalla Cgil indetto unicamente come forma di protesta rispetto al voto di fiducia. Un presidio in cui di fatto si critica il metodo della controriforma ma se ne condivide gran parte della sostanza. Ora il pacchetto antilavoratori passerà all’esame della Camera. Si procede in gran fretta, bisogna dimostrare all’Europa che se si tratta di azzerare i diritti, si è primi della classe, cosa importa se con questo intervento di macelleria sociale si sprofonda ancora di più nella crisi invece di affrontarla?
Sono passati turisti che guardavano attoniti, automobilisti e motociclisti che rallentavano e salutavano, qualcuno si è fermato a scattare una foto, altri hanno espresso piacere nel vedere in piazza le bandiere con la falce e il martello. Pomeriggio caldo quello di ieri, si votava in Senato la fiducia alla controriforma al mercato del lavoro. Per porre il testo al riparo da piccole modifiche e soprattutto per dare una pronta risposta ai diktat della Merkel, della Bce e dei “mercati”, il governo ha come ormai di norma evitato anche il dibattito in aula. Un dibattito che sarebbe stato animato soltanto dall’opposizione proveniente dai banchi dell’IdV e forse da una destra che sperava di ottenere ancora di più. Il tutto nell’assordante e imbarazzante silenzio assenzo del Pd. Quindi quattro votazioni, dopo aver spacchettato l’intero testo della riforma, due ieri nel tardo pomeriggio e due questa mattina. A protestare un presidio indetto dalla FdS, i manifestanti erano stati confinati in Piazza delle Cinque Lune, per non disturbare neanche con i propri slogan e con la propria presenza, i ritmi parlamentari, soltanto dopo una trattativa è stato permesso di avvicinarsi leggermente a Palazzo Madama, restandone comunque distanti. In piazza militanti di base e dirigenti nazionali della Fds, una parte consistente della segreteria nazionale del Prc e del PdCI, i leader di Lavoro e Solidarietà. Una presenza cospicua tenendo conto del fatto che il presidio è stato organizzato in poche ore e in orario di lavoro. Si sono alternati interventi al megafono in cui oltre a protestare per quello che si preannuncia come un vero e proprio salto nel passato per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, si chiedeva a gran voce la convocazione di uno sciopero generale. I manifestanti reggevano un lungo striscione giallo con su scritto “Giù le mani dall’articolo 18”. Quando sono iniziate le operazioni di voto alcuni ex senatori del Prc e del PdCI, sono potuti entrare in parlamento e dalle tribune hanno lanciato verso chi sedeva negli scranni, volantini che motivavano le dure critiche alla controriforma e che chiamavano alla mobilitazione. Gli ex senatori sono stati poi ovviamente espulsi. Il segretario del Prc Paolo Ferrero, presente in piazza ha dichiarato:«Con il lancio di volantini che abbiamo fatto oggi nell’aula del Senato, la Federazione della Sinistra ha portato nel palazzo la voce dei lavoratori: giù le mani dell’articolo 18, non votate la controriforma della Fornero. Continueremo nei prossimi giorni la mobilitazione in opposizione alla controriforma del lavoro, quella che non era riuscita nemmeno a Berlusconi». A poche centinaia di metri un altro presidio organizzato dalla Cgil indetto unicamente come forma di protesta rispetto al voto di fiducia. Un presidio in cui di fatto si critica il metodo della controriforma ma se ne condivide gran parte della sostanza. Ora il pacchetto antilavoratori passerà all’esame della Camera. Si procede in gran fretta, bisogna dimostrare all’Europa che se si tratta di azzerare i diritti, si è primi della classe, cosa importa se con questo intervento di macelleria sociale si sprofonda ancora di più nella crisi invece di affrontarla?